venerdì 24 settembre 2010

Namibia: sogno o incubo?

Che la Namibia fosse un posto difficile me l’hanno detto appena arrivata nel nord del Sudafrica dove sono andata per la terza volta di seguito, ma non immaginavo cosa mi aspettava … diciamo che il viaggio non era proprio iniziato sotto i migliori auspici non so se per una strana congiunzione astrale o cosa .. fatto sta che i miei primi dieci giorni in Sudafrica non erano stati dei piu’ sereni e pensavo che cambiando paese le cose in qualche modo si sarebbero messe per il verso giusto.. Perciò avevo preso un autobus della Intercape Mainliner da Upington città quasi al confine che dopo circa dodici ore mi avrebbe portato a Windhoek capitale della Namibia. L’autobus doveva essere uno sleepliner ovvero uno di quelli con i sedili che si reclinano a 150 gradi molto spaziosi ed il riscaldamento perché si sa che ad agosto da quelle parti di notte la temperatura si abbassa di oltre dieci gradi invece “surprise suprise” era un autobus normale a due piani con i sedili rigidi che si piegavano poco e un freddo della miseria. Doveva partire alle 6 di sera per arrivare alle sei di mattina ma alle sette ci hanno annunciato che era in ritardo ,cosa che avevamo anche capito da soli,e sarebbe arrivato alle otto. Inutile dire che era super affollato con gente che si era portata (giustamente ) cuscini e coperte nonché valigie , pacchi , buste , sacchi e mappatelle e chi più ne ha più ne metta… che non entrano da nessuna parte e creano una confusione indescrivibile. Loro però sembrano prenderla con filosofia visto che probabilmente sono abituati.
Sono anche abituati alle code al confine a tutte e due le frontiere e al gelo che entra dalle fessure dei finestrini. Io invece no ma alla fine l’ho presa con filosofia .. cosa potevo fare d’altronde .. Dopo dodici ore in cui avevo cercato di trovare una posizione meno scomoda col risultato di dovermi in certi momenti quasi annodarmi le gambe dietro il collo, il che avrebbe fatto felice il mio insegnante di yoga, e di dormire coperta da tutti i vestiti che avevo a disposizione sono finalmente arrivata la mattina presto di un sabato nella capitale.
Si presentava abbastanza anonima poco africana e con una marcata impronta tedesca. Tutti i negozi avevano nomi come Muller o Jager e anche il posto che avevo prenotato non era da meno. Infatti si chiamava Pension Steiner dove per fortuna aveva ancora una camera libera mentre tutti gli hotel, le guesthouse e i bed and breakfast erano fully booked dal momento che oltre ad essere alta stagione c’era il convegno di tutti gli stati africani del sud.
La signora della pensione era molto gentile però mi sembrava che mi rimproverasse con lo sguardo per ogni cosa che dicevo e io, che si sa con i tedeschi non mi ci intendo molto, mi sono sentita subito in colpa senza sapere però cosa avevo fatto. Avevo abbozzato l’idea di prendere parte ad un tour ma Nein! costa troppo e poi sei sola non lo troverai mai.. “bene allora forse potrei viaggiare in autobus” .. ma Nein !non ne ce ne sono .. non vedi gli altri con i loro 4X4 e le tende montate sopra ? “Allora forse potrei noleggiare una macchina” .. Seee figurati non la troverai mai perché sono tutte prese dai turisti organizzati in gruppi o in coppia e non come te che viaggi da sola povera sprovveduta.. se la trovi poi pagherai un botto e poi come farai? Se buchi una gomma o ti senti male o t succede qualcosa ? “ Ero abbastanza terrorizzata da questo attacco e non sapevo bene cosa dire ma internamente l’ho presa come una sfida personale. Ah sì ? E mò ti faccio vedere io … Gliel’ho detto dieci giorni dopo come ho fatto ma in quel momento incoscientemente nulla mi avrebbe fermato.. se solo avessi saputo !
Per girare a Windhoek dove le distanze tra un posto e l’altro sono in media cinque diei minuti i taxi si fanno pagare 6 euro e se al ristorante dove vuoi andare non c’è posto e ti devono portare 200 metri più su raddoppiano la tariffa perché it’s two stops.. A me dipendere dagli altri mi fa veramente incazzare : e chiama il taxi e fatti portare al ristorante e quando hai finito richiama l’autista sul cellulare e fatti venire a prendere e la mattina dopo fissa l’appuntamento con lo stesso autista per fare un chilometro… no non si può . Già ero rimasta bloccata per due giorni a Springbok un posto per me orrendo nel nord del Sudafrica dove senza macchina non potevo andare da nessuna parte ed ero scappata con una macchina a noleggio per arrivare ad Upington in un posto leggermente più bello dell’altro da dove avrei preso l’autobus poiché dopo un litigio con l’Europcar gli avevo mollato la macchina senza troppi complimenti .. E questo pochi giorni prima ..
Normalmente in questi viaggi conosco sempre la gente più varia con cui passare anche una serata divertente ma qui Nein nessuno anche perché i turisti in giro tutti ben organizzati al contrario di me e vestiti prevalentemente in maniera improponibile (o alla Indiana Jones o alla profuga disperata ma con la parvenza di veri viaggiatori che sanno che dovranno dormire nei deserti o battagliare con le belve feroci ) mi guardavano all’inizio con curiosità e poi con una commiserazione che però purtroppo gli impediva anche certe volte di rispondere ai miei saluti.. in fondo ero una donna da sola e quindi strana o peggio forse sfigata ..
Dopo una terribile cena di pesce al ristorante famoso Luigi and the Fish avevo deciso : o macchina o morte ! Se non affitto una macchina nessuno mi rispetterà e continueranno tutti a trattarmi con sufficienza del che me ne frega veramente poco .. il problema è che potrei rimanere bloccata qui ed in balia degli eventi o di trasporti a singhiozzo o di turisti ai quali chiederei inutilmente un passaggio ma so già che avrebbero le macchine piene e comunque piuttosto che portarmi mi lascerebbero nella polvere …
La mattina dopo era una domenica e dopo aver trovato un’altra sistemazione di fortuna perché alla pensione Steiner non c’era più posto mi ero recata all’Avis per trovare finalmente un mezzo di locomozione che mi avrebbe fatto acquistare prestigio e soprattutto mi avrebbe fatto andare via di lì.. Ma i miei sogni si sono infranti subito :”Fully booked” Al che si era levato il mio grido Noooooooooooooo. E adesso cosa devo fare ? Vestirmi da indiana Jones anche io per ottenere credibilità e soprattutto un passaggio? Pleaseeeeeeeeeeeee
Di fronte alla mia reazione inconsulta si sono convinti a fare un po’ di ricerche e me ne hanno trovata una per il giorno dopo . La voglio E’ mia !Non datela a nessun altro !!!
Solo che per il momento mi sono trovata nel mezzo del nulla però vicina al famoso Safari hotel dove si trovavano tutti i delegati del congresso degli stati africani del sud. Mi sono infiltrata con molta non chalance per usare internet e per capire della mia sorte. Nel frattempo vedo presidenti, generali, signore bellissime vestite con i loro drappi e turbanti multicolori e quindi tra la delegata del governo della Tanzania e un rappresentante del governo dello Zambia navigavo sulla rete per capire dove sarei andata il giorno dopo. Sapevo però dove sarei stata due giorni dopo ovvero vicino al parco Etosha per ritrovare il mio amico Sergio e gli altri due amici Alberto e Yuri.
Sugli schermi apparivano i presidenti dei vari paesi che si alzavano e si inchinavano al pubblico ricevendo una marea di applausi. La chairwoman li chiamava ad uno ad uno “ Your excellency Jacob Zuma President of South Africa, You Excellency Ian Khama President of Bostwana , Your Excellency Robert Mugabe President of Zimbabwe .. e giù una marea di applausi”
Cosa ? Mugabe ? Sua eccellenza? Sarebbe stato più appropriato Sua bassezza o Sua infimità ..Maledetto
Su questa considerazione ho lasciato quel posto e dopo aver preso l’ennesimo taxi da 6 euro ed essere approdata nel centro città deserto con tutti i negozi chiusi ero tristemente andata a mangiare un’insalata da Spur Steak Ranches dove la cameriera era totalmente stranita dal fatto che invece di ordinare una libbra di carne piena di salse con patate fritte e onion rings avevo chiesto una insalata greca ma soprattutto pane .
Pane ? E perché mai? Se vuoi ti diamo il nostro garlic bread ovvero una sleppa di pane gommoso ripieno di burro e aglio .. Solo un morso di quello e sono stata inavvicinabile per tutto il giorno. Dopo avere per disperazione tentato di fare amicizia con due cinesi che lavoravano all’ambasciata senza successo, essere stata invitata a bere dalla troupe della televisione dello Zambia, (invito che ho cortesemente declinato), essere stata avvicinata dalle body guards che sorvegliavano l’ambasciata del Congo, e aver concluso che comunque non mi sarei vestita da esploratrice solo per fare amicizia , mi sono diretta sempre tristemente verso la mia nuova sistemazione isolata e poco ridente e ho aspettato fino al giorno dopo di poter prendere la macchina che mi avrebbe portato via da questo pantano.
Certo non che l’abbia fatto molto serenamente perché la signora del ristorante italiano Sardinia dove perlomeno ho mangiato un buon piatto di pasta, mi ha detto che c’era stato un incidente mortale pochi giorni prima in cui era stata coinvolta una donna italiana, perché le strade erano pericolose, l’addetto dell’Avis mi aveva detto che se non mi muovevo veniva buio ed erano c..zzi,miei e tutti gli altri di contorno mi dicevano che ero pazza a guidare da sola per le strade della Namibia.
Per cui quando sono salita sulla mia Toyota Corolla e sono sfrecciata alla volta del parco Etosha avevo i nervi a fior di pelle e terrorizzata per qualsiasi cosa…
In realtà le strade sono lunghe e diritte,soprattutto quelle asfaltate, e poco trafficate per cui è davvero facile guidare : in più il paesaggio e i colori sono impagabili e si vedono facoceri a lati della strada che mangiano e minacciano di attraversare ma poi perlomeno nel mio caso non lo fanno… Mi sono fermata per la notte ad Otijiwarongo a metà strada poiché il giorno dopo sarei andata a vedere il Chetaah Conservation Fund ovvero un centro di protezione per i ghepardi. La sera avevo avuto il solito incontro ravvicinato con un gruppo di francesi che ai miei sorrisi hanno risposto con delle smorfie incomprensibli.. E vabbè abbiamo capito che questa è la solfa.. Per cui Qui s’en fiche…
La mattina dopo mi avventuravo per 50 (solo) km di strada sterrata ed arrivavo nel centro dove non vedevo l’ora di vedere i felini. La visita è stata però un po’ deludente . un sacco di parole e (per carità anche interessanti) ma all’inizio dei ghepardi neanche l’ombra se non in video . Poi avevano portato me e gli altri due ospiti (tedeschi) due ragazzi sulla jeep a vedere le loro ghepardesse. Bellissime davvero . Uno dei due era un veterinario e faceva ovviamente un sacco di domande ma soprattutto anche lui aveva questo sguardo di riprovazione nei miei confronti e ad ogni osservazione sembrava che mi rispondesse con un cazziatone…
Dopo la visita mi sono diretta verso Tsumeb dove finalmente avrei visto i miei amici e trovato un po’ di calore umano.. Ed infatti nel pomeriggio sono arrivata alla Sachsenheim Farm dove i tre centauri mi aspettavano in piscina !! Che gioia ! Che felicità! Abbiamo bevuto birra e abbiamo riso a crepapelle. Loro mi hanno raccontato le loro avventure in moto e io le mie con i vari mezzi di locomozione. Mi hanno aiutato a scaricare la macchina e finalmente non ho dovuto fare tutto da sola. Tre uomini tutti per me !
La sera abbiamo brindato ai giorni a venire in cui saremmo stati insieme (o così credevamo in quel momento).
Il giorno dopo ci siamo diretti al parco Etosha con la mia macchina perché le moto non sono ammesse, io ovviamente alla guida . Gli animali arrivano vicinissimi ed è spettacolare. Solo che nel nostro primo incontro ravvicinato con un elefante a me è preso il panico e a maggioranza (loro ) abbiamo deciso che avrebbe guidato Yuri. Ci siamo divertiti un sacco anche se abbiamo avuto qualche divergenza di opinioni sulle mappe di cui Alberto che è notoriamente molto organizzato era fornitissimo. Io ne avevo una che mi avevano dato all’Avis che però è risultata fatta molto meglio di quella di Alberto e penso che lui non me l’abbia mai perdonata.
Durante la giornata avevo cominciato ad avere una tossetta secca e fastidiosa e a sentire male a tutti i muscoli ed alle giunture ma cercavo di non farci caso soprattutto nel secondo incontro ravvicinato con un altro elefante. In quel momento guidava Alberto ed eravamo andati accanto ad una pozza dove gli animali andavano a bere. C’erano due 4X4 parcheggiati con due gruppi di tedeschi che molto intelligentemente si erano messi in modo da bloccare il passaggio all’elefante che stava cercando di tornare a casa sua e quindi l’avevano fatto inferocire. In quel momento arrivavamo noi poveri sprovveduti con la nostra misera Corolla, e avevamo l’elefante che barrendo ci arrivava contro. I codardi teutonici scappando ci bloccano la strada mettendosi però loro (paraculi) in salvo. Per cui io urlavo” Alberto vai che sta venendo di qua ed è incazzato”! Yuri che notoriamente è molto placido e sornione, senza urlare comunque era d’accordo con me . Alberto che mi diceva che non poteva perché ci avevano bloccato e Sergio che tutto sommato manteneva la calm beato lui.
L’elefante comunque non ci ha proprio considerato e se n’è andato nel bush mentre i tedeschi sono tornati indietro sorridendoci e salutandoci anche dal finestrino, gli idioti, per cui Sergio senza scomporsi gli ha fatto l’eloquente gesto italiano che si capisce pure all’estero perché le corna le hanno anche lì.
Il pomeriggio avevamo visto altri animali ed eravamo andati disperatamente alla ricerca dei leoni che non abbiamo trovato. Io mi sentivo sempre peggio ma Sergio cercava di tirarmi su dicendo che era solo un po’ di stanchezza.
La sera ci eravamo consultati con il proprietario della farm soprannominato l’Orco sulla strada da fare l’indomani . Ogni volta che indicava qualcosa sulla mappa vedevo le sue dita simili a salami cremonesi che facevano sparire il nome del posto.
Ero andata a dormire tutta acciaccata convinta di essere solo stanca ma ahimè non lo ero…
La mattina dopo i tre centauri erano già pronti con le loro tute, stivali , caschi etc. bellissimi e risplendenti . io ero invece in uno stato semi ranocchiesco.. e continuavo ad avere quella tosse fastidiosa sempre più forte . Il piano era : loro davanti con le moto e io che li seguivo con la macchina. Ed eccoci sfrecciare fuori dal cancello ma un attimo : Dov’è Sergio? Dopo 10 minuti di attesa torniamo alla farm dove scopriamo che la moto di Sergio non parte .. probabilmente un problema di batteria constata Alberto l’esperto di moto. Dopo vari tentativi dell’Orco e del suo aiutante la moto non dà segni di vita e quindi interviene la mia provvidenziale Corolla che con i cavi risolve il problema… “ Yuri dice profetico “ Direi che è un ottimo inizio”” Se avesse saputo poi la fine …
E cominciamo il nostro viaggio: io dietro di loro che sfrecciano e fanno impazzire tutti i bambini , i ragazzi e anche gli adulti dei villaggi che quando li vedono non stanno più nella pelle e li salutano, strillano , indicano. Io all’improvviso sono diventata invisibile … non mi considera nessuno perché di fronte a ben tre centauri su moto BMW ..diciamolo una donna in Corolla scompare ..
Ci fermiamo in un posto sulla strada (un gran casino in verità) dove c’è un mall e una banca. Io mi sento sempre peggio. Alberto mi sente la fronte e mi dice che scotto per cui lo lascio in banca a cambiare i soldi , operazione che per fortuna prende circa un’ora e ben nove ricevute per andare dove ho visto un’insegna che dice “Doctor” . E’ un ufficetto dove ci sono tre o quattro persone in attesa e fuori la confusione più totale. Chiedo di vedere il dottore subito perché sono in viaggio e devo fare 300 km. Dopo un po’ di attesa il dottore, un tipo distinto di quelle parti ,mi riceve e mi dà il triste verdetto : febbre e bronchite .. porca d’una miseria e io che on mi ammalo mai.. e adesso ? Mi prescrive l’augmentin che è un buona antibiotico ma è micidiale però che faccio non lo prendo? Ne prendo uno subito… oltre ad uno sciroppo per la tosse che mi dice di prendere solo quando non sono in viaggio perché potrebbe farmi sentire un po’ fiacca e darmi sonnolenza. Esco e trovo i centauri intenti a montare e rimontare sedili e altre cose di cui io non sono pratica sulle moto , Alberto reduce dal cambio di soldi più lungo della storia e gli do il triste responso .. Oramai sono nel mezzo del niente e non posso fermarmi, per cui mi rassegno ad andare avanti anche se mi sento sempre peggio. Seguo i motociclisti. Intanto la temperatura esterna ha raggiunto i 32 gradi e quella interna forse i 40 , io sono coperta come se dovessi affrontare il vento gelido dell’Alaska, per cui comincio a sudare come se fossi in un bagno turco , ma convinta che faccia bene resisto tra le macchine in fila nel centro abitato e il sole cocente anche perché siamo su una strada asfaltata. Facciamo una sosta ad una pompa di benzina dove mangiamo un terribile sandwich e il mio umore peggiora insieme al mio stato di salute. Gli amici cercano di tirarmi su ma io sono nervosa e non vedo l’ora di arrivare a destinazione ad Opuwo cittadina famosa perché è la patria degli Himba una tribù antichissima famosa per il fatto che le donne si cospargono di ocra rossa e burro per proteggersi dal sole ed hanno delle strane acconciature simili a dreadlocks anch’essi cosparsi di rosso.
Ci rimettiamo in marcia e tutto sembra filare abbastanza liscio, iniziamo anche la prima strada sterrata io davanti e loro dietro che purtroppo soffoco in una nuvola di polvere ma sembrano non badarci. Ad un certo punto arriviamo ad un bivio dove chiediamo ad un camion dove andare. Stiamo per rimetterci in cammino quando una macchina con alcune persone si ferma e l’autista ci guarda e ci dice “ Dove volete andare con quella macchina ?” Su questa strada non ce la farete mai”. E si offre di guidarci attraverso una scorciatoia fino alla strada asfaltata. Lo seguo e mio malgrado mi trovo catapultata in una versione povera del Camel Trophy : lui corre come un pazzo, facendo deviazioni a sinistra e a destra ad una velocità che sulla strada sterrata sembra folle, , la Corolla si impantana nella sabbia, e guido attraverso le pietre, la polvere e ai lati nulla, solo ogni tanto qualche casetta e qualche mucca o capra. La strada mi sembra interminabile , il sudore mi cola negli occhi, sento che la febbre mi sta salendo. Mi guardo allo specchio e la mia faccia è paonazza! Non vedo più neanche i motociclisti e corro più veloce del tassista per fermarlo perché dopo avermi fatto fare il rally nella polvere se ne vuole andare. Cerco di chiamare Alberto ma il suo cellulare non prende perché dimenticavo il piccolo particolare che fuori dai centri abitati non c’è ricezione.. Penso di averli persi .. sono le tre del pomeriggio alle sei fa buio e non siamo neanche a metà strada .. chiedo se c’è un posto dove posso fermarmi perché non ce la faccio più ma a quanto pare non c’è nulla … Alla fine mentre mi sta venendo il panico , vedo i centauri arrivare e mi sento più sollevata. Purtroppo il mio sollievo dura pochi secondi perché il tassista nel darci le indicazioni ci dice che dobbiamo fare altri 150 km di strada sterrata e quindi siamo (secondo lui ) quasi arrivati.
A questa affermazione non riesco più a contenermi. Mi sale la disperazione e le lacrime cominciano a sgorgarmi dagli occhi come due fontane, comincio a singhiozzare e Alberto mi abbraccia tentando di consolarmi. Ma niente non ci riesce : sembro un fiume in piena e mi appoggio alla spalla di Sergio dicendo “ Seehhgio non ccce e llla faaaacccio”. Sergio fa delle battute e riesce anche farmi ridere ma mi sale una tosse che mi fa vibrare i bronchi in fiamme e mi brucia la gola. Ricomincio a piangere ed è il turno di Yuri di abbracciarmi per cercare di farmi smettere. Il tassista è impietrito e guarda la scena incredulo… forse si aspetta che alla fine abbracci anche lui … alla fine mi faccio forza e decido di andare avanti .. d’altronde non ho altra scelta…
Ci fermiamo ad un’altra pompa di benzina sgangherata dove i ragazzi cercano di comprarmi l’acqua ma scopriamo che non la vendono quindi mi prendono coca cola e caramelle… Mi sento venir meno e così Alberto propone invece di aspettarli mentre cambiano l’olio e si fanno un sacco di foto di andare avanti per qualche chilometro tanto non posso fare più di 60 all’ora e loro mi raggiungeranno dopo poco. Mi avvio sulla strada sterrata e deserta con la testa in fiamme e rivoli di sudore che mi scendono dalla fronte e comincio a 60 all’ora poi 70 poi 80 .. in fondo la macchina ce la fa .. Dopo un tempo che mi sembra interminabile dopo aver incontrato solo mucche e capre che cercano di attraversarmi davanti arrivo ad un bivio e scopro che ho fatto solo 30 km…. Vedo una parvenza di essere umano e mi dirigo quasi girando la macchina su se stessa nella polvere verso quello che poi risulta essere un camionista che carica il suo camion. Mi rendo conto che se mi fermo ad aspettare i miei amici svengo e non sono sicura di riuscire a ripartire per cui dopo avergli dato i miei bon bon e dei soldi gli dico che se vede tre motociclisti gli deve dire che ho girato a sinistra.
Continuo come un automa facendo appello alla mia forza interiore e dopo un'altra eternità mi trovo su un'altra strada sgangherata tutta diritta piena di pietre e di buche .. Aiuto come faccio ?Il telefono è morto e sono nel mezzo del nulla ma proprio del nulla … E SONO SOLA … E’ meglio che non ci pensi… Mi viene in mente la canzone dei Nomadi .. lunga e diritta correva la strada oddio dicono che porti anche sfiga e vabbè tanto … E’ come la scena di Frankestein Junior dove Igor dice al Prof. Frankestein che dopo aver scavato una buca e aver passato un sacco di guai“potrebbe andare anche peggio… Potrebbe piovere “ Parlo da sola oramai e cerco di fare training autogeno e non farmi prendere dal panico per il fatto che è quasi il tramonto.. e io non so a quanti chilometri sono da quella maledetta cittadina… All’improvviso vedo un macchina che arriva di fronte e mi sbraccio per farla fermare : è la prima macchina che vedo dopo due ore … il tipo alla guida mi guarda e mi saluta mentre sfreccia lontano… nooooo mi viene di nuovo da piangere .. ma non posso farmi prendere dallo scoramento.. devi andare avanti Monica devi andare avanti e non devi farti prendere dal panico… E’’na parola.. ..
Vedo due fari dietro di me nella distanza .. eccoli sono loro.. ma .. no non lo sono loro pero’ è una macchina … mi vuole superare mi affaccio al finestrino e urlo HEEEEELLLLLPPPPPP. Per fortuna si fermano e gli spiego in maniera drammatica la situazione .. mi dicono di seguirli che anche loro vanno lì, Meno male perlomeno una presenza umana… Dopo una mezz’ora arriviamo ad un bivio dove ci sono gli ultimi chilometri di strada asfaltata. L’autista mi fa segno di accostare e mi dice che deve lasciare delle persone ma di non preoccuparmi che tanto mi seguirà “I’m right behind you-“ mi dice. Ma io vista la strada asfaltata on capisco più niente.. non ce la faccio davvero più e spingo il piede sull’acceleratore 120 140 160 170 all’ora … col rischio che se sbuca un animale mi ammazzo .. ma devo arrivare all’albergo e sdraiarmi perché tra poco svengo.. Quei 50 km mi sembrano infiniti ma alla fine mi trovo nella città che poi è poco più di un villaggio .. donne himba a seno nudo cosparse di ocra rossa con i gonnellini di pelle camminano dovunque .. camioncini con persone e capre mi bloccano la strada e una moltitudine di persone vestite in mille modi diversi attraversano davanti alla macchina .. finalmente vedo il lodge e mi fiondo come una pallottola all’interno . Quando esco dalla macchina le ginocchia mi sembrano di gelatina, la testa mi scoppia e mi sento come se mi fosse passato sopra un autocarro.. Butto per aria una cinese egoista e cattiva che sta cercando un stanza e mi passa davanti senza neanche chiedere scusa.. e mi faccio dare la chiave della mia stanza…Finalmente un letto : mi infilo vestita sotto le coperte mi metto sopra un piumone e fisso il soffitto per un tempo indeterminabile ..
Bussano alla porta e scopro che è passata un’ora : è Alberto da solo… si è staccato dagli altri due e si sono persi tra di loro :sto cominciando a pensare che siamo come l’armata Brancaleone…
Dopo arrivano anche gli altri e presumo che litighino : io però mi sono autotumulata nel letto e non capisco più un accidenti.. poi comincia la processione dei miei tre cavalieri. Alberto viene e mi cambia la lampadina perché la luce all’interno è spettrale, mi rimbocca le coperte e mi porta l’acqua .. poi arriva Yuri che mi porta la cena a letto e mi racconta il loro di incubo .. mamma mia ragazzi .. non sapevo in quel momento che questo purtroppo era solo l’inizio..
Alla fine arriva anche Sergio con una fetta di torta e le mie medicine .. che bello essere accudita da tre gentiluomini…. Prendo lo sciroppo che mi fa sentire stranamente felice .. infatti c’è la codeina e mi sento un po’ peace and love .. e tra una farfallina viola e un’immagine in 3D (tutto nella mia mente ) mi addormento.. Intanto il mio cellulare riceve una serie di messaggi incarogniti del mio compagno che dagli States mi sgrida e mi dice che non mi lascerà andare più in giro da sola .. E allora vieni con me no ? porca miseria.
La mattina dopo la febbre è passata, ma i bronchi e la gola sono in fiamme e tossisco come un vecchio tabaccoso con la raucedine .. Sergio però mi impacchetta e mi manda in gita al villaggio himba con gli altri due perché dice che lo devo assolutamente vedere ed aveva ragione..
Oramai ho perso qualsiasi parvenza di femminilità : ho una faccia pallida e sudata , due canali neri sotto gli occhi che fanno invidia alla Sposa Cadavere di Tim Burton … gli occhiali da talpa e i capelli che sembrano un nido di aquila… Arriviamo al villaggio himba insieme ad un gruppo di tedeschi (che novità) dopo venti minuti di strada sterrata su e giù.. Il capo Himba con sguardo severo ci accoglie nel suo villaggio fatto di capanne di fango e casette di legno e la prima cosa che ci mostra è una capra che hanno appena ammazzato e stanno squartando.. Certo la visione adatta a tutti la mattina presto… a me poi si sa… AAAAHHH mi viene un accidenti ed anche un conato e mi allontano dal gruppo girandomi di spalle per non vedere quello scempio .. l capo sostiene che dai visceri si capiscono le previsioni del tempo (seee bravo)… e tutti si avvicinano incuriositi e sorridenti (ma per favore … ipocriti…) per vedere se ha ragione .. Alberto mi si avvicina e prima che mi venga un mancamento mi sposta verso le donne Himba dove si è spostato intanto anche il gruppo.. Yuri sembra contentissimo, sorride a 36 denti tranne quando il tedesco ovviamente vestito da Crocodile Dundee con un mega obiettivo gli si mette sempre nelle foto .. Lui che, come ho detto , è placido mi dice che sta pensando di entrargli in scivolata sulle caviglie e toglierselo di torno… ma poi cambia idea quando viene circondato da quattro o cinque giovani Himba e non, tutte a seno nudo e in gonnellino di pelle che si fanno le foto con lui .. Alberto gioca con i bambini Himba che si divertono un mondo a farsi fotografare e a vedersi dopo nella foto della macchina digitale.
Dopo la visita torniamo al lodge per recuperare Sergio e decidiamo tutti di metterci in marcia. A me la febbre è passata sono anche andata a comprarmi un termometro nella farmacia locale con tutti gli himba . Decidiamo che loro andranno sulla strada sterrata più lunga e io su quella asfaltata più corta perché sono comunque convalescente e con una tosse micidiale… La strada è facile e mi sento meglio . mi fermo a metà strada in un posto che scopro essere formato da una guesthouse dieci case e un supermercato… e un tedesco che scende da una jeep mi guarda con aria beffarda e mi chiede se sto viaggiando da sola ..quando gli dico di sì mi dice che sono molto coraggiosa (sembra un complimento ma il suo sguardo di ghiaccio suggerisce invece “pazza”). gli spiego che sono con tre amici in moto e lui con una smorfia sprezzante mi dice che quello non è un posto per moto .. ma solo per temerari esploratori come lui e quella buzzicona di sua moglie.. Io gli dico che non è neanche un posto per Rambo arteriosclerotici dei poveri, eppure lui è lì e quindi… e riparto..
C’è un posto di blocco dove controllano i miei documenti e vedo un cartello che dice Attenzione Elefanti… Cosaa? E se me ne trovo uno davanti? Mi appello alla provvidenza divina di non farmi incontrare nessun pachiderma e così è…
Negli ultimi 60 km di strada sterrata( sempre deserta, sempre desolata sempre piena di pietre e di animali) noto la gentilezza teutonica quando con i loro 4X4 del cavolo mi vengono di fronte a 150 all’ora con gli abbaglianti coprendomi con una nuvola di polvere e quasi accecandomi mentre i locali rallentano per non crearmi disturbo.
Una ventina di insulti partenopei e qualche sbandamento nella polvere dopo e sono arrivata all’altro lodge in anticipo sulla tabella di marcia.
Il posto è carino: un po’ sperduto ma accogliente. Aspetto che arrivino i tre : ho già una fame atavica ma resisto . Passano due ore e non sono ancora qui.. sta facendo buio e comincio a preoccuparmi . Il telefono di Alberto non prende .. dove saranno? Passa un’altra ora sono le otto oramai è buio pesto e io decido di cominciare a mangiare.. Uno dei ragazzi che lavora lì con una camminata che mi ricorda il cosiddetto Rollio del Pappone (Il Falò delle vanità di Tom Wolfe n.d.r. ) si offre di aiutarmi a recuperare i miei amici .. ma ovviamente siccome non c’è niente che può fare seguita a fare la sua camminata sghemba che da noi a Napoli si chiama anche A’ cammnat’ e’ mill’ lir’ e a lisciarsi i capelli … Ci sono circa 40 giapponesi affamati al ristorante che praticamente spazzolano via tutto… per cui il buffet finisce prima del previsto( meglio così perché il mio cibo l’ho praticamente dato tutto ai gatti che stanno lì.. prima che mi venga un altro conato) .. solo che per i tre centauri non è rimasto più nulla ma loro non arrivano e sinceramente comincio a preoccuparmi di tutto tranne che del cibo… Ho deciso : Chiamo la polizia… Dopo 30 secondi di conversazione mi rendo conto che è una pessima idea ma oramai mi stanno facendo l’interrogatorio di terzo grado e non posso mettere giù… Gli devo dire io i nomi delle strade per cui avvilita desisto…Oramai sono le nove e mezza : vado all’entrata per vedere se per caso sento qualche rumore ma nulla : la strada è deserta e tremendamente silenziosa… Il ragazzo all’entrata cerca di fare conversazione prima chiedendomi se sono sposata etc. le solite cose … ma come gli può venire questa curiosità ? Sembro la sorella di Medusa caduta in disgrazia … Poi comincia a dirmi che forse qualcosa di brutto è successo ai miei amici , forse hanno avuto un incidente e sono morti.. Gli rispondo che è il rischio che corre lui se non la pianta di fare il menagramo e lo fisso con lo sguardo da Gorgone .. Non sembra molto impressionato ma quando mi chiede ancora se ho un fidanzato gli rispondo con eleganza che m’ha scassat’o’ cazz… accompagnando l’esclamazione con una gestualità inequivocabile e impaurito si ritira nella sua casetta …
Decido di riacquistare la calma e di andare a leggere nella mia stanza.. tanto non c’è niente che posso fare.. Dopo un ‘ora e mezza sento un rombo di moto … ECCOLI!! Mi rimetto i pantaloni e corro fuori : sono tutti pieni di polvere, rossi come dei peperoni per il freddo gelido, e stanchissimi. Quando gli chiedo che cosa è successo Alberto mi dice ‘mbè? Abbiamo fatto tardi e allora ? Poi comincia a rimproverarmi perchè non gli ho tenuto niente da mangiare . A quel punto dagli occhi da mi esce un fulmine con il quale spero di incenerirlo ma non sembra troppo badarci allora gli dico tornando alle origini che è proprio nu’ STRUNZ e quindi cominciamo un battibecco che non finisce più . Gli altri due ci guardano senza troppe emozioni. Poi quel prepotente mi ruba le chiavi della macchina e con Yuri e con me (che la mia macchina non la lascio anche se devo essere vittima di prepotenza) decide di andare a prendere cibarie e birre..
Ci dicono che per le birre dobbiamo andare in un bar per locali che è lì vicino dall’aria poco raccomandabile .. io e Alberto continuiamo a litigare e Yuri un po’impaurito dall’atmosfera del bar scende a prendere le birre . Mentre ci ingiuriamo Yuri torna chiedendo di mettere in moto e schizzare via perché il posto era un pò equivoco.. e tra gli insulti vari che ci tiriamo torniamo al lodge… Entro per vedere la mappa per il giorno dopo ma l’atmosfera è nervosa … capisco che è il momento di andare a letto… A Sergio dico che mi sono molto preoccupata e che mi sono nche attabbiata. … Sergio mi guarda e mi dice solo due parole.. e mi passa la rabbia… Ma come si fa ad arrabbiarsi con sergio ? E’ impossibile …
La notte è agitata, ho di brividi pazzeschi ed in più i miei problemi femminili che vengono a trovarmi ogni mese arrivano anche in anticipo , anche perché ci mancvano solo loro in effetti… Comincio ad avere dei crampi pazzeschi che insieme al mal di gola e ai brividi mi fanno passare una notte infernale .. pendo lo sciroppo che mi fa vedere gli elefanti viola e finalmente dormo. La mattina mi sveglio con la sensazione che qualcuno mi abbia preso la parte destra della testa e del collo e me l’abbia messa in una morsa. La tempia destra mi pulsa ma penso che sia normale, solo che le gambe sono sempre un po’ gelatinose e quando cammino me le sento dondolare senza controllo. Vado a colazione e i centauri sono già pronti per partire. Chiedo se posso seguirli sulla strada sterrata ma Sergio mi dice che è meglio se vado sulla strada asfaltata anche se sono cento km in più. Alla fine mi convince anche se non mi va, stordita come sono di fare tutta la strada da sola. Mentre guido la testa non mi fa così male e nella monotonia del paesaggio guido quasi meccanicamente ascoltando oramai per la 50esima volta il cd di Sheryl Crow che è l’unico che ho.
Decido di fermarmi ad Outjo città sulla strada per cambiare i soldi in banca e prendere un caffè. Appena scendo dalla macchina le gambe mi cedono e la pressione è diventata quella di una cimice . Accidenti non sto mica bene : mi sento come se mi avessero preso a mazzate con delle clave, ho dei crampi pazzeschi e mi costringono a stare in fila alla banca dietro un tedesco che protesta per il ambio e gli fa fare i calcoli 13 volte. Alla fine comunque insoddisfatto se ne va . Appena arriva il mio turno mi mandano ad un altro sportello dove mi trascino irritata e la donna che è impegnata in un’amabile conversazione con un suo amico mi dice che devo aspettare. Dopo dieci minuti mi rimanda all’altro sportello e non ho proprio la forza di mandarli dove meriterebbero di andare . Penso ci non riuscire a guidare più e mando un messaggio ad Alberto : il paese è come il mio incubo peggiore : è invaso da orde e comitive di simil esploratori in mirabili varietà di kaki principalmente teutonici ma ci sono anche rappresentanti italici anche loro pronti per chissà quale safari. Cerco un bagno ma nessuno mi considera . Entro in un caffè chiedendo un espresso che mi dicono che non hanno in malo modo, chiedo qualche indicazione ma ho la sensazione che visto che sono parte di questi gruppi nessuno mi risponderà. Alla fine entro in un supermarket e prendo una terribile bevanda a base di caffeina perché non ho intenzione di rimanere in quel posto un minuto di più e ho bisogno di tirarmi su per fare la strada che mi rimane.
Riparto un po’ più su per la caffeina e guido guido guido come un automa . Ad un certo punto mi scrive mio padre preoccupato per il mio stato di salute. Gli scrivo mentendo , che sto meglio così non si allarma. Intanto sono arrivata in un altro paese Otjiwarongo e parcheggio sull strada principale accanto ad un caffè di nome Desert Rose. Appena scendo dalla macchina capisco che ho mentito enormemente a mio padre … Sto molto peggio di quanto pensassi. Entro nel Desert rose e la proprietaria una donna robusta con una rosa tatuata sul braccio mi guarda e mi dice “are you ok?”. Le dico di sì automaticamente ma mi rendo conto che sto mentendo .. le spiego tutto il mio malessere ma non riesco a finire la frase perché mi arriva un conato violentissimo e devo correre in bagno … Mi libero ma mi rendo conto che vedo puntini luminosi dappertutto , la testa mi gira a mulinello, e non riesco fisicamente a stare in piedi. Mi trascino fuori e chiedo alla donna che si chiama Mitzi se c’è un posto lì vicino dove potermi sistemare perché sto malissimo e lei chiama una guesthouse a due km da lì. Mentre è al telefono devo correre in bagno di nuovo e scoppio a piangere .. non riesco neanche a camminare .. le tempie mi pulsano, la nausea è allucinante. Arrivata nella sala Mitzi è fuori che prende la sua macchina per accompagnarmi, mi accascio sul bancone e collasso…. La gambe oramai sono andate … non riesco a tenerle diritte ..non mi sostengono più-- chiedo aiuto alla donna aiutante di Mitzi che pietrificata mi guarda e non si muove,mentre sto per scivolare per terrà arriva Mitzi che mi dice di passarle il braccio intorno al collo e mi porta in macchina .. non riesco a smettere di vomitare non riesco neanche a mettermi seduta …neanche negli incubi peggiori sono stata così male soprattutto nel mezzo di un posto sperduto e da sola..
Quando arriviamo alla guesthouse la proprietaria tedesca mi tira fuori dalla macchina per un braccio e a spalla tutte e due con Mitzi mi portano in un stanza , mi mettono su un letto dove giaccio semi incosciente per un’ora . Intanto loro sono andate a chiamare un dottore o qualcosa di simile ed infatti mentre sono nel mio stato catatonico arriva questa graziosa giovane donna che è la farmacista del paese. Mi dice praticamente che sto inguaiata.. I bronchi non mi fanno stranamente più male ma il naso e la testa sono completamente bloccati dal catarro. Mi dice che mi poterà delle medicine. E’ molto carina e gentile ma tira un po’ troppo ad indovinare su quello che potrei avere che insomma è abbastanza ovvio. Addirittura mi dice che potrei avere la febbre suina … Al che mi rendo conto che forse ne capisco più io. Se ne va e io rimango con gli occhi semi sbarrati a guardare il soffitto … la bevanda a base di caffeina ha fatto il suo effetto… decido di chiamare in aiuto i tre amici e gli mando un messaggio drammatico ma d’effetto chiedendogli di venire qui a salvarmi.. Torna la farmacista e mi imbottisce di medicine : penso di non averne mai prese così tante tutte insieme però quella per i capogiri funziona subito. Le altre mi fanno sudare come credo di non aver mai fatto in tutta la vita neanche nel bagno russo a 90 gradi . Mi sgorgano rivoli di sudore dalla fronte che quasi mi impediscono di vedere … incredibile… All’improvviso mi chiama Alberto sul cellulare e ho un moto di gioia .. con voce calma mi chiede come sto e soprattutto dove sono … (che bello vengono a prendermi ) poi mi confida la triste verità.-.. “ Noi abbiamo un altro problema : Yuri è caduto .. sta bene eh però ha distrutto la moto e si è rotto due costole… “ Oddio non è possibile ma cosa sta succedendo ? Alla fine rassegnata ed in balia degli eventi sono rimasta in stati di semi-incoscienza per non so quanto tempo nel frattempo facendo la sauna nel letto. Nel pomeriggio la mia soccorritrice più l’amica che aveva portato la macchina alla guesthouse sono venute a trovarmi e sono arrivate anche loro alla conclusione che questa serie concatenata di eventi funesti è davvero incredibile.
La sera visto che la signora della guesthouse mi aveva detto che non aveva nulla da mangiare Mitzi mi ha anche mandato la cena dal suo locale e io mi oramai ridotta ad uno straccio inzuppato sono piombata tra le braccia di Morfeo per dodici ore.
La mattina dopo un po’ più in forze dopo la colazione e due Gatorade considerando che la mia testa era ridotta ad un cespuglio di rovi ho chiesto un asciugacapelli ma la signora della guesthouse guardandomi come se avessi chiesto un ‘arma di distruzione di massa mi aveva risposto che aveva solo una spazzola per cui ho desistito e mezza acciaccata e con una capigliatura inaccettabile mi sono diretta verso Swakopmund dove si trovavano i miei amici .
Sinceramente non so come ho fatto a guidare fin lì nello stato in cui ero : Alberto e Sergio erano alla pizzeria “Napolitana “ e Yuri in ospedale . Li ho raggiunti dopo 250 km in uno stato penoso e con in testa una giungla di sterpaglie e abbiamo mangiato una delle pizze peggiori che ho mai avuto la sfortuna di assaggiare .
Verso sera, tra le imprecazioni di Alberto che malediceva la mia guida ( ma mai e poi e poi mai gli avrei lasciato il volante ) siamo andati a trovare Yuri tutto storto e dolorante in clinica. Meno male che è così pacioso perché sembra non arrabbiarsi mai. Ma forse è la calma che non ti fa agitare quando capisci che urlare e disperarsi non serve a niente …Ho cambiato idea la mattina quando siamo tornati in teoria per portarlo via , quando di fronte all’insistenza delle infermiere che doveva pagare il conto al dottore anche se doveva aspettare altre tre ore è esploso contro la capo infermiera e gliene ha detto di tutti i colori prima in chiavennasco (di dice così?) e poi in inglese.. Sergio cercava di placare gli animi mentre io stavo per morire dal ridere .. sapevo che non era il momento ma tra la tensione e la stanchezza e il paradosso di tutta quella situazione non riuscivo a stare seria.
Alla fine sono riusciti a trovare una macchina e le nostre strade si sono separate.. Loro dovevano tornare a Cape town e io avevo deciso che negli ultimi tre giorni che mi restavano in Namibia dovevo dare un senso al mio viaggio.
Ero un po’ triste di separarmi dai miei amici ma sapevo che era giusto così…
Quelli sono stati giorni molto belli : guidare da sola non mi è pesato , ho percorso brevi distanze e mi sono anche divertita . Sono stata in uno stupendo lodge vicino Windhoek di nome Amani lodge dove avevano cinque ghepardi, due leoni e un leopardo liberi nella loro riserva sulle rocce. Il posto è spettacolare: mi ha fatto dimenticare l’angoscia di quei giorni passati . Ho giocato con il piccolo ghepardo di sei mesi addomesticato e alla fine ho deciso di stare lì anche la notte perché crepi l’avarizia ma qualcosa di così bello dovevo farlo. Il lodge appartiene ad un signore francese di nome Alain che vive lì con la sua famiglia compreso il figlio Olivier che sembra il ragazzo della giungla: capelli biondi lunghi fino alle scapole occhi azzurri cammina a busto nudo e scalzo in mezzo alle fiere. Mi è apparso come una visione nella luce del pomeriggio e mi anche sorriso nonostante il mio aspetto terrificante … mi sentivo quasi in imbarazzo al coeptoo di quell’angelo caduto dal cielo io che sembravo una creatura degli inferi. Il ranger invece era il classico ragazzo sudafricano alla buona con un dente nero e le braccia piene di graffi delle belve che accudisce ogni giorno. Simpaticissimo e solare quando ha sentito della mia avventura mi ha dato una pacca sulla spalla in segno di solidarietà che mi ha ribaltata ma ho continuato a sorridere … La sera ho cenato con una deliziosa coppia di connazionali che abitano a Milano a tre strade di distanza da me . … in compagnia di Louise il facocero addomesticato che hanno al lodge che ci ha fatto capire che voleva entrare nella sala pranzo dando una capocciata nel vetro. Si comportava come un cane. C’erano anche dei gatti selvatici africani che erano una meraviglia.
I bungalow affacciavano su questa vallata incredibile e la notte ci siamo addormentati sentendo il ruggito dei leoni in lontananza.
Il giorno dopo mi sono diretta in un’altra farm dove avevano molti ghepardi che addirittura saltavano sulla jeep per chiedere da mangiare facendo quello stranissimo suono che assomiglia ad un miagolio misto al cinguettio di un uccello. Abbiamo anche giocato con Sisa il ghepardo che aveva solo tre zampe .. povera stellina .. ma che correva ugualmente e che giocava con la palla e ha tirato via le ciabatte alla tedesca che era con me .. Sarei rimasta lì in eterno ma dovevo tornare a Windhoek a vedere il mio amico Julian studioso delle giraffe che avevo conosciuto l’anno prima in Botswana . La strada per arrivare al lodge era piena di ruscelli e sterrata attraversata da kudu , facoceri e babbuini. Guidare al tramonto in quella cornice con il sole infuocato e il cielo che si tingeva di rosa con il sottofondo della musica dei Queen è stata l’esperienza che da sola sarebbe valsa tutta la vacanza… Perché comunque da questo viaggio ho imparato molto: ho imparato che nei momenti di difficoltà quando ti sembra che non possa andare peggio, quando le cose peggiori succedono trovi sempre la forza di reagire e mi sono anche scoperta più forte di quello che pensavo di essere. Quei momenti di solitudine degli ultimi giorni, immersa nella natura con la mia macchina nel mezzo del niente hanno avuto un significato incredibile e me li porterò sempre nel cuore. Così come mi porterò sempre nel cuore il ruggito del leone che l’ultimo giorno in visita al lodge Nan’JKuze ci caricava anche se c’era una rete che divideva noi umani e lui e le sue leonesse .. di sicuro nel mio cuore rimarrà il blu intenso del cielo africano che non è paragonabile a nessun altro cielo in nessuna parte del mondo .. e ancora i sorrisi delle persone del posto con i quali mi sono tanto arrabbiata quando stavo male .. la natura selvaggia e aspra ma in grado di farmi tornare ad una sensazione primordiale…. la consapevolezza di un legame affettivo con i miei compagni di viaggio più stretto e se sono state le difficoltà a farlo stringere forse in un certo senso meglio così ( senza però le costole rotte e l’incidente perché quello no. ) e il fatto che qualcosa in me è sicuramente cambiato ..in meglio .. E quindi all’aeroporto di Windhoek dopo aver lasciato quasi in lacrime la mia fida compagna di viaggio, la mia brava e resistente Corolla, ho pensato che tutto sommato è stato un incubo per certi versi ma per altri è un sogno dal quale spero di non svegliarmi.
Tutto succede per una ragione …

domenica 5 settembre 2010

Singapore cosa vuoi di più dalla vita ?

Ero già stata a Singapore mentre facevo, anni fa, il giro (per la verità limitato ) della Malesia con mia sorella. In quell'occasione viste le distanze minime ci eravamo spinte a Singapore con un pullman che partiva da Malacca, città peraltro molto interessante, ed eravamo entrate nel magico mondo dorato della città-stato più ordinata del mondo.
Allora avevamo trovato alloggio in un piccolo hotel nel mezzo di Chinatown che si chiamava Royal Peacock . Era un po’ scuro e molto cinese ma allo stesso tempo particolare e con un certo fascino.
Quello che mi aveva colpito di più era l’incredibile pulizia che si vedeva e si respirava nelle strade che, venendo dalle strade della Malesia sembrava quella di un nuovo pianeta immacolato e perfetto.
Una sera mentre mia sorella era in camera prima di cena ero andata da sola a fare un giro per vedere i dintorni e mi ero fermata davanti al famoso tempio hindu Sri Mariamman dove avevo ammirato i colori sgargianti e i sacerdoti a busto nudo con il drappo color ruggine legato in vita. Era la prima volta che entravo in un tempio hindu e mi aveva fatto una certa impressione. Avevo visto che i fedeli si gettavano in terra e poggiavano prima una guancia e poi l’altra sul pavimento prima di iniziare a pregare. In più sembrava tutto un po’ caotico e la funzione era itinerante per cui provavo a seguirla ma non ci capivo nulla . All’improvviso alle mie spalle avevo sentito una voce che cercava di spiegarmi il rito.
Mi ero voltata e avevo visto un ragazzo cinese dall'età indefinibile, (che poi ho scoperto che aveva 35 anni) il quale mi aveva poi illustrato tutte le particolarità del tempio e successivamente si era offerto di accompagnarmi a vedere le bellezze di Singapore di cui però ricordo solo il Merlion, la statua simbolo di Singapore, metà leone e metà pesce, che si ergeva dall’acqua sotto la luce dei lampioni di fronte al famoso Fullerton hotel www.fullertonhotel.com .
Il mio nuovo amico mi aveva anche illustrato come il governo fosse molto severo e infatti quando mi aveva offerto una sigaretta mi aveva detto che avrei dovuto buttare la cenere e soprattutto il mozzicone (allora lo buttavo ancora per terra ) nel bidone apposito sennò erano guai ma guai veri.
Tutti ricorderanno la storia dei due turisti credo americani che per aver gettato in terra una carta o un chewing gum erano stati arrestati ed avevano dovuto subire una punizione corporale tipo vergate o giù di lì. Mi aveva anche ricordato della pena di morte che ancora si applica in quel paese soprattutto per il traffico di droga come ti segnalano all’aeroporto quando arrivi.
Alla fine l’avevo salutato e ricordo con una certa impressione che mi era saltato al collo e aveva anche cercato di assestarmi un bacio sulle labbra. Però intraprendente l'amico Fritz.. mi aveva abbordato al tempio facendo la guida turistica
In quella vacanza io e mia sorella avevamo anche conosciuto in un locale l’equipaggio di uno yacht con il quale avevamo passato una serata divertentissima passando da un locale all’altro a Boat Quay ; ci avevano anche invitato sullo yacht nello yacht club di Singapore due giorni dopo a pranzo www.rsyc.org.sg ed erano stati davvero dei gentiluomini come raramente ne ho incontrati. Era il 2001. Adesso nove anni dopo ci tornavo per andare a trovare Daniela la mia grande amica di quando ero a Londra, compagna di scorribande e di avventure di ogni tipo, oltre che confidente e sostegno morale . Ricordo come mi aveva raccolta da terra quando il mio pseudo fidanzato sudafricano del tempo si era comportato come un vero bastardo ( mi si passi l’espressione ). Adesso non darei più tanto peso al suo comportamento (comunque inqualificabile ) ma allora ero molto più giovane e ancora non avevo capito bene gli uomini. Non che adesso li capisca ma credo di aver fatto di progressi. Anche se non si direbbe …
Con Daniela ci eravamo trovate subito , da quando ci avevano presentato nello studio legale dove lavoravo a Londra. Lei era già lì ed era stata una piacevole sorpresa incontrare un’altra italiana dopo aver passato diversi mesi in un altro studio (una delle esperienze più belle della mia vita comunque) dove avevo avuto un approccio molto British. Poi dopo un anno e mezzo io ero tornata in Italia e lei nel frattempo aveva conosciuto quello che sarebbe diventato suo marito. Infatti quella stessa estate ero andata al suo matrimonio in Umbria prima di partire per New Orleans.
Poi come succede quando si vive in due posti diversi, ci eravamo perse di vista . avevo saputo che aveva avuto due bambini perché ci tenevamo in contatto via email ogni tanto ma avevo scoperto che si era trasferita a Singapore quando due anni fa in occasione di una visita a Londra l’avevo ricontattata e lei mi aveva avvertito che da qualche mese si trovava nel sud est asiatico.
Poi l’avevo persa di vista e mi aveva trovato lei su Facebook che tanto detesto quanto apprezzo per cose del genere ovvero farmi ritrovare vecchie amiche che non so dove cercare.
Alla fine mi ero decisa : vado a Singapore a trovarla, mi sono detta: in fondo quanti buoni amici ho ? conosco davvero un sacco di gente ma quanti veri amici ho ? Ecco . E allora non voglio perderli.
E così è stato: il 6 gennaio Santa befana salgo su un aereo della _Emirates e parto. Ottimo servizio , ottimo aereo , ottimi film , ottimo cibo e soprattutto mezzo vuoto. Arrivo a Dubai per fare scalo e panico!! L’aeroporto in cui entro mi sembra come l’inizio dei saldi nei magazzini americani quando aprono le porte e miliardi di persone si catapultano dentro … certo alle cinque del mattino quando arrivo io mezza rintontita (no diciamo tutta, mezza rintontita è il mio stato abituale ) vengo assalita da orde di persone e luci , passo traverso un immenso duty free e cerco invano tra le offerte di tutto il possibile (desiderabile e anche indesiderabile credetemi.. ) di trovare il business lounge.
Ah sì la novità è che ho deciso che quando faccio un viaggio molto lungo visti i prezzi delle compagnie zona Emirati o giù di lì che offrono viaggi in business class a prezzi di poco superiori all’ economy prendo la business e crepi l’avarizia e tutto il resto .
Dunque torniamo al lounge nell’aeroporto di Dubai dove volevo solo trovare un divano dove sdraiarmi e bere tre litri d’acqua. Invece trovo un’area di circa un chilometro stretta a lunga ai cui lati si trovano divani e poltroncine tutti occupati da miliardi di persone di ogni razza, età e religione. Stancamente allora mi avvio verso l’area fumatori dove vedo dei posti liberi dove due simil sceicchi mi avvolgono con una nuvola di fumo nella quale mi accomodo e soffoco un po’ ma non lo do a vedere. Mi accendo una sigaretta anche io ma poi mi rendo conto che non ne ho voglia e mi incammino verso le docce sperando che una doccia calda mi svegli un po’ . Anche lì c’è la coda accidenti ma aspetto pazientemente la mia asciugamano e dopo un po’ di attesa mi lascio inondare dall’acqua calda e dal profumo di bagnoschiuma al gelsomino …
Dopo la doccia decido di mangiare qualcosa ma i buffet sono invasi da gente che riempie i piatti e decido di prendere un caffè e sedermi in un posto che si è liberato,.
I buffet danno sempre vita a strani fenomeni: ogni volta che ce n’è uno si scatena una follia collettiva per me ancora incomprensibile che porta ad arraffare quasi tutto quello che c’è in quantità che normalmente non si mangerebbero in una frenesia quasi dionisiaca.
Ogni volta che mi avvicino ad un buffet mi pare di assistere ad una rappresentazione delle Baccanti di Euripide che varia a seconda del posto. Ricordo una volta a Milano ad un concerto di musica klezmer a teatro preceduto da un buffet che iniziava alle 7 al quale ero arrivata un quarto d’ora dopo (come si dice “fashionably late” anche se poi è la mia abitudine inconsapevole per cui risulto molto fashionable ma in realtà sono solo ritardataria cronica) per scoprire che era quasi già tutto finito e vedevo gente giuro che si metteva in bocca tartine e le accumulava sul piatto simultaneamente… In quel di Dubai non c’era niente di diverso dagli altri buffet che ho visto anche come comportamenti della gente che quindi dava vita d una rappresentazione della scena de baccanali degni appunto di tragedia greca in una forma multirazziale e multiculturale.
Alla fine ho cominciato a vagare nel lounge come uscita da un film di Romero e ho visto un angolino che mi attirava come il canto delle sirene di Ulisse al grido ( solo scritto) Lounge Spa … inutile dire che mi sono fiondata e ho chiesto cosa potevo fare. Alla fine ho optato per una seduta di riflessologia plantare che apprezzo da anni.
Mi hanno fatto entrare in una stanza color ocra e verde erba molto chic dove una estetista filippina si è presa cura dei miei piedi .
Dopo la mezz’ora di oblio un altro caffè e poi via all’imbarco con i piedi leggeri leggeri come una piuma. Il volo è durato sei o sette ore in cui ho dormito come un pascià, sono stata coccolata continuamente dall’ottimo equipaggio della Emirates e soprattutto ho guardato un paio di film cosa che adoro fare in aereo soprattutto quando hai il tuo schermo personale.
Ciò nondimeno, sono arrivata a Singapore con l’aspetto di un ‘ammutinata del Bounty e mi sono diretta all’hotel che avevo prenotato su internet per la prima notte . Che dire ? Dall’aeroporto c’è un servizio di shuttle che ti porta davanti a tutti gli alberghi e sono finita al Conrad http://conradhotels1.hilton.com/en/ch/hotels/index.do?ctyhocn=SINCICI un immenso hotel tra i 20 e i 25 piani. Ero riuscita ad avere una camera business per 80 -90 Euro grande come il mio soggiorno ( che comunque non è piccolo anzi…) in cui io , il mio compagno e le mie gatte avremmo potuto abitare tranquillamente per tutta la vita. Avremmo potuto anche fare il bagno e la doccia tutti insieme (Bagno di marmo e cabina doccia a dimensione familiare direi…) .C’era tutto ma dico proprio tutto : anche la bilancia … quasi quasi mi peso AAAARRRGGGGHHH questo è stato il momento in cui ho realizzato di aver riacquistato tutti i chili persi nella dieta precedente . Eh sì è successo proprio a Singapore : infatti tutte le mie visite e passeggiate me le ricordo rovinate dalla mi immagine riflessa negli specchi che avrei voluto rompere con una pietra.
Dopo il mio crollo fisico ho realizzato che avevo fame … devo digiunare proprio adesso .. ? mah non mi sembra una buona idea . Scendo e scopro che alle undici di sera nei ristoranti non si può più mangiare ma comunque ho trovato il ristorante dell’albergo dove ho assaggiato un piatto di noodles buonissimi poi mi sono trascinata su e sono crollata nel mio letto guardando di fronte le luci di Singapore illuminata dopo aver fatto un autoscatto del mio volto in estasi davanti al panorama .
La mattina dopo dovevo chiamare Daniela per raggiungerla dal momento che per gli otto giorni successivi sarei stata a casa sua. Quasi mi tremavano le mani : che sensazione strana quasi quella di telefonare ad un ex fidanzato. Mentre facevo il numero mi batteva il cuore perché quasi non ricordavo la sua voce : non l’ho sentita per dieci anni… e poi il grande miracolo dell’amicizia si è avverato . Quando mi ha risposto i dieci anni si sono dissolti e sono tornata indietro a quindici anni prima quando ci sentivamo al telefono quasi tutti i giorni e ridevamo e scherzavamo nella freschezza dei nostri 25 anni
Un’ora dopo è venuta a prendermi ed è avvenuto un altro miracolo.
Daniela arriva mi corre incontro ci abbracciamo fortissimo e quando la guardo mi rendo conto che gli anni non sembrano passati o meglio sono forse passati a ritroso. Mi sono trovata di fronte questa amazzone bellissima e raggiante ancora più bella e più giovane di quando aveva 25 anni. Daniè ma cuum c.. e fatt? Le ho chiesto in napoletano in italiano in inglese ma non sono riuscita a scoprire alcun segreto di eterna giovinezza , anche perché il segreto è che non c’è nessun segreto.
Ci sono donne che invecchiano visibilmente negli anni e donne che ringiovaniscono oppure rimangono uguali e questo è quanto.
Arriviamo ala sua macchina e appena apro la portiera i suoi due bambini che si erano nascosti sbucano fuori strillando e mi fanno prendere un colpo. Ammazza quanto sono belli. Sono grandi hanno 9 e 4 anni . Come passa il tempo però….
Ci dirigiamo in un parco perché i bimbi che sono in vacanza devono fare un percorso di sopravvivenza sugli alberi e io guardo questo immenso polmone verde con un lago all’interno costeggiato dall’università e credo che se vivessi qui ci verrei tutti i santi giorni. I bambini intanto sono stati imbracati e hanno cominciato a camminare sulle corde e ad arrampicarsi. Hanno qualche momento di incertezza soprattutto il piccolo Luca che si blocca urlando che non ce la fa che ha paura per cui io e sua madre sotto gli alberi ci sgoliamo in incitamenti e alla fine ce la fa nonostante il pressing di due bambinette minuscole norvegesi che senza alcuna paura si lanciano da un albero all’altro . D’altronde i nordici hanno una tempra diversa si sa..
Dopo andiamo a mangiare il sushi e poi accompagniamo Giulia la più grande a Kumon, che non è un ‘arte marziale ma un modo per studiare la matematica ed impararla velocemente per bambini.
Avrei dovuto studiarlo anche io che sono stata perennemente in litigio con numeri, operazioni, percentuali, etc. Come mi strappavo i capelli nel corridoio della mia casa di Napoli quando dopo aver fatto le equazioni di algebra per la terza volta consecutiva seguendo religiosamente le regole arrivavo ad un risultato sbagliato. ! Il motivo per cui ho ancora una folta chioma è che alla fine mi arrendevo alla mi incapacità e passavo due ore al telefono con le brave della classe che ripercorrevano passo dopo passo tutte le equazioni per farmi capire dove sbagliavo e come arrivare al risultato. In quel periodo a casa mia mio padre e mia madre cantavano Piange il telefono anche se poi erano loro a piangere per le bollette.
Ala fine siamo giunte a casa di Daniela o meglio alla reggia dove mi ha subito accolto un bellissimo boxer di tre anni di nome Roxy che quasi mi butta a terra dalla gioia trattenuto a stento da Maria la domestica filippina che poco tempo prima aveva chiamato Daniela per avvertirla che avevano avvistato il cobra che abita nel loro giardino ma non erano riusciti a prenderlo. Scusa Daniela ho sentito bene ? Un cobra ?
D’altronde se si vive in Asia questo è uno degli inconvenienti che ti può capitare,: a me al massimo capita di litigare con gli operai la domenica mattina perchè fanno i lavori nell’appartamento di fronte a casa mia.
Daniela mi dice che devo sbrigarmi perché eravamo d’accordo che sarei andata io al posto suo a teatro con i suoi amici mentre lei era impegnata in un corso di meditazione . Quindi arriva Rachel la sua amica inglese a preneermi e ci avventuriamo a Singapore downtown per andare a mangiare . Rachel mi porta in un food court ovvero uno spiazzo in cui ci sono circa 50 bancarelle diverse che cucinano al momento cibo prevalentemente cinese ma anche indiano o malese. Mi spiega che dobbiamo prendere il nostro vassoio andare a prendere quello che volgliamo anche in più bancarelle e sederci in uno dei tavoli di plastica piazzati tutt’intorno. Ricordo di aver speso in tutto 3 dollari .
Dopo cena ci dirigiamo nella biblioteca centrale dove si tiene lo spettacolo che sapevo già essere di teatro No giapponese. In fondo non ne ho mai visto uno pensavo, ho visto solo il Kabuki in televisione quando ero in giappone per un mese.
Conosco Alan un eccentrico ed esilarante poeta inglese e l’altro amico americano di Daniela di cui però adesso mi sfugge il nome. Entriamo nella bellissima sala del teatro della biblioteca e inizia lo spettacolo. Sul palco ci sono tre musicisti vestiti con kimoni dalle mirabili tonalità di grigio antracite e blu petrolio i quali cominciano ad intonare una litania dai suoni particolari ed inusuali. Sulla scena entra un monaco con un bellissimo kimono dalle maniche lunghe che inizia un canto intervallato da suoni gutturali e si muove facendo dei gesti molto eleganti ma quasi impercettibili. Va avanti per circa venti minuti in quello che sullo schermo dei sottotitoli appare come un elogio ad un a farfalla che vola nel giardino del convento del monaco.
Il fuso orario comincia a far sentire i suoi effetti e la prima palpebra mi cala come una saracinesca che non vuole più sollevarsi…Mi sforzo terribilmente di riaprirla ma l’altra inesorabilmente casca e si serra come se ci fosse il mastice alla base delle ciglia. Mi aiuto con le dita per scoprire quando riesco ad aprire una fessura dei miei occhi che Alan il poeta, seduto accanto a me è piombato in un sonno profondo.. Intanto sul palco il monaco continua nell’elogio sperticato della farfalla accompagnato dai tre musicisti. Pur apprezzando l’estetica mi rendo conto che non riesco a tenere gli occhi aperti e quindi rivolgo uno sguardo alla Capitan Harlock a Rachel dicendo che forse è meglio se esco alla fine del primo atto. Mi accompagna Alan che mi porta al meraviglioso bar dell’altrettanto meraviglioso Raffles Hotel www.raffles.com/en_ra/property/rhs . C’ero già stata con mia sorella nel viaggio che avevamo fatto e ricordo che ci eravamo arrivate a bordo della macchina di un elettricista che gentilissimo ci aveva accompagnato lì con tutta la sua famiglia e tra un cavo e una lampadina eravamo scese dalla macchina sgangherata sotto lo sguardo imperturbabile dei portieri dell’albergo che ci avevano aperto la porta della macchina scassata come se fosse stata una Mercedes ultimo modello.
Dopo lo spettacolo ci raggiungono Rachel e l’amico americano nonché Daniela alla fine che mi riporta a casa oramai in condizioni penose perché il mio jet lag con due bicchieri di vino è notevolmente peggiorato.
I giorni successivi li trascorro visitando i luoghi di interesse turistico e facendo un po’ di shopping che a Singapore è sacro. Nella zona di Orchard Road detta anche il paradiso dello shopping si trovano moltissimi palazzi che contengono malls che a loro volta contengono miliardi di negozi. Quelli che io ricordavo dalla mia precedente visita è il grande magazzino giapponese Takashimaya www.takashimaya-sin.com famoso anche per il food court al piano interrato dove bancarelle, stands, stalls e piccoli ristoranti di tutti i tipi di cucina orientale ti circondano con le voci squillanti degli addetti che cercano di attirarti verso il ristorante di cucina indonesiana o di barbecue coreano, verso la cucina del sud della Cina o verso i dolci al tè verde , verso specialità della Malesia o la pizza giapponese. Il tutto si volge in maniera ordinatissima ed impeccabile. Ci sono tantissimi tavoli dove appoggiarsi che vengono costantemente puliti e rassettati dai numerosi inservienti che si aggirano all’interno del Food Hall.
Il cibo è di altissima qualità e di grande sapore e soprattutto costituisce una valida alternativa al ristorante perché attingere alla varie bancarelle di cibo dei food hall oltre che essere più divertente è di gran lunga più conveniente. In media si spende un terzo che in un ristorante.
Dopo la pausa cibo che si può fare in qualsiasi momento del giorno vado a visitare i vari piani del magazzino. La quantità di merce e di vestiti è incredibile, tanto che all’inizio mi diverto un mondo a provare tutte le scarpe del dipartimento e a sedermi ai vari banchi dei cosmetici per tutte le dimostrazioni di creme e sieri e di trucchi che mi fanno seduta stante ma dopo qualche ora comincio a sentirmi leggermente stordita dalle luci , i suoni e dalla fiumana di gente che si riversa nei vari centri commerciali. Opto pertanto per un massaggio ai piedi in uno studio di riflessologia che si trova in uno dei mall. Quando esco mi rendo conto che sono oramai le dieci e tutto sta chiudendo. Le luci si spengono, i suoni si abbassano e le fiumane di gente escono dai malls per entrare a frotte nella metropolitana e dirigersi verso le fermate dei taxi.
Dopo l’orario di chiusura è molto difficile anche trovare un posto aperto per mangiare quindi mi dirigo verso casa. Anche perché il giorno dopo ho promesso ai bambini di Daniela che mentre lei è al corso io li porterò allo zoo. www.zoo.com.sg
Premetto che io gli zoo li odio per ovvi motivi però di questo mi hanno parlato moto bene ed in effetti visto per quanto spazio si estende e sembra davvero immenso e pieno di verdere concludo che sicuramente è diverso dagli altri. Il piccolo Luca eccitato dall’idea di andare piomba in camera mia urlando Dov’è la mamma ?” in italiano ma sua sorella Giulia mi dice che sapeva che la mamma era al corso e quindi era solo un modo per svegliarmi.
Mi preparo e con un taxi andiamo allo zoo. La temperatura è di circa 35 gradi con l’80% di umidità. Sto per liquefarmi ma non lo do a vedere.
Lo zoo è enorme c’è persino una barca che lo attraversa perché c’è addirittura un fiume. I bambini sono eccitatissimi e corrono da un recinto all’altro. Certo a me dispiace vedere gli animali in spazi confinati però questo è un posto dove è abbastanza chiaro che li trattano bene e conducono ricerche non si tratta quindi di quei patetici zoo di provincia con gabbie strette e animali sofferenti.
Giulia adora i rettili e quindi andiamo a vedere serpenti e lucertoloni. Io opto per una zona dove è stata ricreata la foresta pluviale e dove scimmie pappagalli e lemuri sono liberi e vengono accanto a noi. Luca però non gradisce e si spaventa quando un lemure si avvicina e lo guarda negli occhi con i suoi fanali gialli. Cerco di fargli ricordare il cartone Madagascar ma non serve e si mette a piangere e allora li porto a pranzo. Dopo andiamo a prendere un gelato anche perché credo di aver raggiunto lo stato quasi liquido e sto per evaporare. Passano intanto tre o quattro ore e quindi decidiamo di tornare a casa dopo una puntatina al negozio dello zoo. Discuto animatamente con Luca che vuole vermi di gomma flaccida che però luccicano al buio o occhi sanguinolenti dello stesso orrendo materiale e finalmente troviamo un compromesso su un serpente di peluche. Chissà perché ai bambini piacciono queste cose splatter.. forse piacevano anche a me ma non me lo ricordo.
La giornata alla zoo però è stata proprio bella e ho una bellissima foto sulla scrivania al lavoro con i bambini di Daniela che guardo ogni giorno.
Il giorno dopo Daniela e il suo amico Jason mi portano a mangiare il granchio al chili al famoso ristorante No Signboard. http://nosignboardseafood.com .Il posto è molto semplice in mezzo alla strada contornato di lucine, tavoli e sedie di plastica ed ha un’atmosfera allegra e vivace. C’è tantissima gente anche molti stranieri. Jason ordina diverse cose e intanto ci portano bottiglie su bottiglie di birra. Poi arriva il granchio cucinato in vari modi ed è ottimo ed all’altezza del suo nome infatti mi parte una fiammata dalle orecchie dal piccante e devo annaffiarlo con litri e litri di birra. Alla fine della cena vado a lavarmi le mani e passando accanto alla cucina vedo una gabbia con dentro rospi che aspettano il loro triste destino di finire sulla tavola di qualcuno abbastanza coraggioso da mangiarli e quasi mi prende un colpo. Entro in bagno scioccata e vengo assalita da cinque e sei donne cinesi in gita a Singapore che subito mi chiedono “ di dove sei ?” Sei in vacanza ?” “ Come ti chiami”? Sei sposata ?‘ Hai figli? La mia amica qui che non parla inglese verrà in Europa in estate tu ci sarai? Ci dai il tuo numero di telefono? “ e prima di poter realizzare già ho scritto sul biglietto il mio numero e loro molto contente escono dal bagno lasciandomi in stato semi confusionale.
Dopo cena andiamo a giocare a biliardo in un bar malfamato della zona popolato da esseri laidi e signorine compiacenti. Interessante . Ci portano un pitcher di birra che oramai mi sta uscendo dalle orecchie e decidiamo di andare a prenderci un tè al bar Going Om (http://www.going-om.com 63 Haji Lane Singapore) e a fumare il narghilè. Il posto è davvero bello, decorato con sculture e pezzi d’arte di ispirazione yogica e piante rigogliose e ha un’atmosfera rilassante. E’ un posto tranquillo e allo stesso tempo intrigante Ci si può sedere o stendere a seconda dei casi. Jason si stende ed infatti si addormenta e dopo aver bevuto il nostro tè ci dirigiamo verso casa .
Il giorno dopo accompagno Daniela in ospedale per una visita di routine . Mentre lei è in attesa io gironzolo ed osservo questo megagalattico posto enorme dove sono indicati nomi di milioni di dottori e chirurghi tra i quali anche qualche italiano. Nessuno mi chiede niente e quindi esploro i corridoi e le sale d’attesa . Tutto si svolge in maniera organizzatissima ed impeccabile. C’è silenzio rotto solo dalle infermiere che chiamano e dai vai televisori che mostrano le notizie. Tutto ordinato e sereno. Mai visto un ospedale così.
Più tardi mentre Daniela è al corso vado a passeggiare per la città ed entro nel famoso Sim lim Square http://www.simlimsquare.com.sg un enorme mall dove vendono tutti i prodotti di elettronica ed informatica presenti sul mercato mondiale. Appena entro vengo sommersa da luci e suoni di tutti i tipi e vedo centinai a e centinaia di stand con i vari commercianti che mi chiamano per mostrami tutto quello che vendono. Perdo il senso dell’orientamento e mi ritrovo in un mare di computer, telefoni, stereo, televisori, schermi di tuti i tipi, mouse, spine, prese , prolunghe , auricolari, navigatori e chi più ne ha più ne metta . Io, che sono la persona meno tecnologica della terra credo,sto per avere uno svenimento e mi dirigo frastornata verso l’entrata dove ci sono anche due bureau de change per i turisti. Un ragazzo cinese molto carino mi sorride e mi chiama verso il suo stand . Io imprudentemente mi avvicino e mi faccio incantare da tutti i blackberry che tutti sembrano possedere tranne me e che sembrano oggetti misteriosi ed allo stesso tempo miracolosi visto che ricevono telefonate, messaggi e emails. Mi spiega cose che non capisco, mi mostra cose per me incomprensibili ed alla fine attirata dal colore (rosso!!) dell’oggetto decido di comprarlo anche perché costa molto meno che in Italia. Esco ancora con le luci negli occhi e i suoni elettronici nelle orecchie e non mi avvedo di nuvoloni minacciosi sopra la mia testa. In Oriente normalmente quando sta per arrivare il temporale si sente prima una goccina poi un altro paio e poi si rovescia l’ira di Dio sulla terra che allaga le strade e ti infradicia in tre secondi. Questa è proprio una di quelle volte e alla terza goccia in testa attraverso per andare in un altro mall tipicamente cinese ma durante il tragitto mi si scarica addosso l’equivalente di un idrante all’ennesima potenza per cui entro in un nail studio e chiedo un asciugamano e un pedicure . Quando mi mostrano la gamma dei colori sono impressionata. Saranno minimo 150 come faccio a scegliere ? C’è di tutto dal violetto fluorescente al verde acido. Opto per qualcosa di più sobrio e alla fine del temporale mi dirigo verso Chinatown.
E’ molto diversa da come la ricordavo ma sempre bella : vado a visitare il Buddha Tooth Relic temple www.btrts.org.sg che è veramente bello ed è famoso perché come dice il nome pare che contenga un dente di Buddha e il Thian hock Keng Temple http://www.thianhockkeng.com.sg poi mi dirigo verso il famoso Asian civilizations museums che mi era stato caldamente raccomandato (http://www.acm.org.sg). Il museo è veramente bellissimo : si trova in un palazzo bianco di stile inglese coloniale vicino ai famosi Quays canali sul’acqua. All’interno esistono diverse gallerie, ognuna relativa ad una cultura asiatica. In ognuna di esse vicino ai vari pezzi d’arte o vestiti c’è uno schermo con un rappresentante di quella cultura e che spiega l’origine o la particolarità di questo o quell’altro pezzo. Ad esempio ricordo che nella parte relativa all’Indonesia per ogni gruppo etnico esisteva un diverso video che spiegava l’origine degli Shadow puppets o delle maschere Balinesi. O ancora nella parte dedicata all’India per ogni statua o vestito del marajà esisteva una spiegazione fatta in video da autoctoni.
Una volta finita la visita esco di nuovo nell’aria appiccicosa e umidissima per scoprire che è la rush hour e che tutti hanno finito di lavorare . Mi incammino verso uno dei Quays e vedo un folto gruppo di persone dinanzi ad una banca in fuseaux e magliettina che fanno aerobica tutti insieme all’aperto con due insegnanti su un piccolo palco. Avevo già visto questa scena in Vietnam ad Hanoi dove tutti facevano ginnastica di gruppo al parco di sera. Ricordo anche che chi non partecipava al gruppo comunque correva , camminava o faceva stretching per conto suo ma comunque tutti di qualsiasi età fossero facevano esercizio fisico. E’ una questione di cultura credo ma anche si va al parco in Europa non si vede quella quantità di persone che ho visto io in Asia fare attività fisica tutti insieme. Si vede che è per questo motivo che si mantengono in forma.
Attraverso i famosi Clarke e Boat Quay http://www.the-inncrowd.com/imagesclarkeboatquay dove ero stata anni prima e vedo una grande folla di expats in tenuta da lavoro che si allentano le cravatte e si tolgono le giacche che si riuniscono al bar verso le sei a bere insieme secondo la tradizione anglosassone. Tutti i proprietari dei vari ristoranti cercano di convincermi ad andare al loro ma io invece mi dirigo verso Dempsey Hill dove Daniela e Rachel mi hanno dato appuntamento. http://www.dempseyhill.com. Questa zona in collina è piena di bar e locali e ristoranti dove tutti gli alberi della zona sono coperti di lucine colorate e sembra di essere in una favola. Quella sera in particolare non è molto affollata e i locali sono mezzi vuoti ma lo stesso ci sediamo a prendere un drink in uno dei bar sciccosi che si trovano in quella zona. Questa Singapore è un sorpresa continua.
Il giorno dopo Daniela mi porta a Sentosa un’isola di fronte a Singapore famosa per le sue attrazioni che includono hotel a cinque stelle, parchi di divertimenti smisurati, spiagge chilometriche , campi da golf e gli Universal Studios Singapore www.sentosa.com.sg . L’atmosfera è estremamente artificiale e un po’ pacchiana ma noi siamo venute a vedere la fontana che ha progettato e costruito Jason l’amico di Daniela ovvero un lunghissimo mosaico multicolore in stile moderno con pesci, polpi, aragoste, sirene e altre creature del mare . Misurerà almeno cinquanta metri e io e Daniela ci immortaliamo a vicenda su parti della scultura in varie pose. Non ho il tempo di vedere il resto di Sentosa perchè dobbiamo rientrare e io vado a Litttle India a vedere la festa del Pongall ovvero la festa del raccolto che si celebra in quei giorni http://www.singaporesights.com/sight/pongal-harvest-festival-singapore-little-india.
Ci sono migliaia di persone in strada e molte sono ordinatamente in fila per avere riso dolce che viene distribuito gratis da pentoloni posti per la strada . Io invece opto per un pasto un po’ più sostanzioso e vado al Banana Leaf Apolo http://www.thebananaleafapolo.com famoso per il curry di testa di pesce che io sinceramente mi risparmio. Il posto è abbastanza spartano ma molto grande con tavoloni di marmo sui quali apparecchiano con giganti foglie di banano che fungono da piatti. Infatti si mangia sulle foglie e gli unici piatti sono quelli in rame in cui portano le pietanze. Capisco perché è così famoso: quello che ho ordinato è davvero squisito e io che in questi giorni dovrei necessariamente fare attenzione alla linea invece continuo a scofanarmi con ovvi risultati che vedo nel negozio di un simpatico e signorile signore indiano dove compro delle bellissime pashmine e un top di seta marrone meraviglioso anche perché è largo e non vedo lo sfacelo della parte centrale del mio corpo.
Dopo mi dirigo al tempio Sri Veraama Kaliamman www.sriveeramakaliamman.com dove è in corso la celebrazione del Pongal. Il tempio è affollatissimo dai vari fedeli che portano offerte di fiori e frutti multicolori con i sacerdoti che passano tra la folla e conducono la funzione (come dicevo all’inizio non ho mai capito come si svolge ). tutto però è molto ordinato nella sua confusione. Nel retro del tempio noto una serie di persone sedute in profonda meditazione ognuna con accanto un uomo o una donna vestiti di bianco che gli tengono una mano in testa e l’altra sul cuore. Si tratta di una dimostrazione di un centro di meditazione e le persone sedute principalmente uomini ovviamente tutti indiani sono in uno stato di profonda concentrazione e rimangono così per minuti e minuti. Alla fine mi invitano a provare ma io stranamente mi sottraggo con tutto che pratico yoga e che la meditazione è anzi una delle cose che dovrei fare di più. Che scema che sono. Tutto dipende dai momenti credo… Forse è perché quando gli chiedo se posso sedermi dondolano la testa alla maniera indiana e non mi ricordo che vuole dire Sì anche se sembra No.
In realtà Ooamai stremata dal caldo mi dirigo verso casa .
Il giorno dopo Daniela mi porta a fare shopping in Holland Village famoso tra gli expats e in effetti i vestiti che compro sono davvero a buon mercato e molto carini .. peccato che devo prendere taglie enormi perché la parte superiore disegnata per le donne orientali è sempre strettissima soprattutto visto che sono aumentata così tanto accidenti a me. Dopo andiamo ad incontrare le sue amiche a Kampong Glam il quartiere malese www.kampongglam.org.sg fatto di palazzetti colorati e botteghe dove si vendono tessuti di ogni tipo e colore.
Andiamo anche a bere il famoso Teh Tarik un tè con lo zenzero e il latte condensato che viene passato continuamente da un contenitore apposito ad un bicchiere ed ha un sapore molto particolare anche se l’ho dovuto un po’ immaginare perché mi sono ustionata la lingua quando l’ho bevuto visto che lo servono ad una temperatura da fonderia.
Quando Daniela va al suo appuntamento pomeridiano decido di provare una lezione di Bikram Yoga di cui ho sentito molto parlare. Si tratta di una lezione fatta in una sala riscaldata a 40 gradi che poi è più o meno la temperatura che c’è in questi giorni a Singapore e che ha una sequenza i cui movimenti sono ripetuti tre volte e l’insegnante non mostra nulla ma parla solo da una pedana e non ti sfiora neanche. Io sono abituata all ‘Ashatnga Yoga in cui non solo ti mostrano le posizioni ma ti tirano, spingono e ti si sdraiano addosso respirando con te , insomma c’è un contatto fisico costante . In ogni caso raggiungo il centro che si trova in un mall di fronte al Raffles Hotel www.bikramyoga.com.sg e dopo aver acquistato al volo un pio di fuseaux entro nella sala . La maggior parte delle persone è in realtà in mutande o in bikini da palestra perché la temperatura è atroce… da fermi. Quando arriva l’insegnante e ci dice cosa fare, io, che di abitudine sudo tantissimo, dopo un quarto d’ora sto per avere uno svenimento. Inutile dire che a causa della mancata conoscenza di questa disciplina e del caldo sbaglio quasi tutto e vengo ripresa in continuazione . Dopo un’ora e mezza di traspirazione feroce ci lasciano rilassare per cinque minuti in cui sto praticamente per annegare nella pozza che si è formata sul mio tappetino. I vestiti sono praticamente da strizzare e mi si è aperta una voragine nello stomaco. Peccato però che è tutto chiuso e che cerco inutilmente un posto dove andare a mangiare e con gli occhi oramai fuori dalle orbite prendo un taxi per dirigermi verso l’Esplanade ovvero Theatres on the bay un megagalattico teatro vicino all’acqua accanto al quale ovviamente vi sono diversi ristoranti e bar www.esplanade.com . Mi butto famelicamente in un ristorante giapponese e dopo osservo il teatro che è veramente spettacolare. La gente sta uscendo a frotte dopo uno spettacolo che non ho bene identificato. E’ davvero imponente con una cupola di metallo e luci sparse dappertutto che lo fanno splendere nella notte.
Il giorno dopo Daniela mi porta in giro per gallerie d’arte a varie inaugurazioni. Lei è appassionata d’arte e mi illustra la scena artistica di Singapore che è molto viva e attiva . Abbiamo lo stesso vestito che abbiamo comprato al Suntec City mall una mattina www.sunteccitymall.com . C’erano tutti i preparativi per il capodanno cinese e abbiamo comprato i quadretti fatti in carta sottilissima che pare siano tipici della Cina. C’era anche uno spettacolo di danze tradizionali cinesi e ci eravamo anche fermate a mangiare i dim sum. Inutile dire che con quel vestito lei sembra una sirena e io un leone marino.
Ci dirigiamo verso la prima galleria dove ci raggiungono Alan il poeta e Bryan un altro amico di Daniela spumeggiate e dal forte accento britannico anche se di Singapore. Dopo di corsa ci dirigiamo con la macchina di Daniela,alla quale i piloti di formula uno fanno un baffo anzi due, a vedere l’altra amica Rachel che è vestita da regina inglese in un’installazione . Bevo il terzo o quarto bicchiere di vino anche perché dopo essermi vista allo specchio voglio solo ubriacarmi. All’installazione conosciamo il suo amico artista vietnamita di cui mi sugge il nome ma nonostante l’aspetto da cetaceo mi butto nella conversazione con il suddetto che oltre ad essere bravo è anche un bel pezzo di figliolo…
Alla fine però scappa via e andiamo via anche noi con Rachel che nel frattempo si è cambiata : andiamo in una discoteca di cui non ricordo il nome ma per qualche motivo ci rimaniamo solo mezz’ora e poi finiamo a bere whisky davanti ad un 7/11 che forse è più divertente.
Il giorno dopo è il mio ultimo giorno a Singapore e lo passo tra i vari shopping malls perché il mio volo è di sera tardi. Cerco di andare a Sentosa di nuovo ma siccome è un sabato l’attesa per il trenino che ti porta lì è infinita. Dopo lo shopping ripasso per casa per prendere le mie cose e saluto i bambini che giocano con la spada di Guerre Stellari. Che belli che sono.
Infine mi dirigo verso Chinatown per aspettare Daniela allo Screening room un cinema che ha un famoso bar sulla terrazza da cui si vede tutta la città. www.screeningroom.com.sg . La vista è assolutamente incredibile e le mille luci di Singapore mi avvolgono in quello che sarà l’abbraccio di un arrivederci. Lo stesso abbraccio che mi da Daniela all’aeroporto qualche ora dopo , in cui si infonde la nostra profonda amicizia perché esistono delle persone che fisicamente sono lontane da noi ma nel cuore ci sono talmente vicine che nonostante passino anni e anni senza vedersi occupano sempre quel posto speciale.
Hai fatto una bella scelta ad andare lì Daniela : è un posto incredibile. E il nostro come ho detto solo un arrivederci e anche a presto.

domenica 4 luglio 2010

Berlino : una ventata di aria fresca

Riccardo è un figo. Sì è proprio un figo devo dirlo . Ha capito tutto : ha scelto di vivere a metà tra due città. Ha preso casa a Berlino e vive tra lì e Milano che a mio parere è la cosa più sensata. Lo ho conosciuto tramite la mia carissima amica Daniela .
Loro si conoscono da molto tempo e me lo ha presentato qualche anno fa. Oltre ad avere uno spiccato senso dell’umorismo è una persona con la quale è piacevole conversare di tutto, così come la mia amicona alla quale inizialmente mi aveva unito la passione per il teatro e per il teatro danza. Ci siamo, infatti, incontrate mentre tutte e due frequentavamo dei corsi e poi siamo finite a fare spettacoli insieme. In realtà poi, negli anni, a parte il teatro abbiamo condiviso tantissime cose e se potessi rappresentarla con un’immagine la dipingerei come una fatina dalle braccia robuste che mi tira sempre su da terra quando cado.
Magari quando leggerà questa cosa mi dirà che non ha le braccia grandi ed infatti non ce l’ha però sono fortissime e la forza la pervade tutta senza però scalfire la sua innata femminilità. Quando siamo insieme tutti e tre un’energia positiva si sprigiona perlomeno per me e una piacevole sensazione di calore mi fa friccicare la mente e lo spirito .
E’ per questo motivo che in uno dei miei momenti di esasperazione periodica quando ho saputo da Daniela che andava a Berlino a trovare Riccardo mi sono biecamente unita per ricreare la magia del terzetto fatato.
Non è un racconto per bambini, bensì per adulti che usano delle belle sensazioni per nutrire il proprio bambino interiore, che a quanto pare è dentro ognuno di noi, come mi aveva insegnato una famosa coach di recitazione dell’ Actors’ studio in un ritiro per attori di alcuni fa, anche se poi quando ci aveva fatto mettere in pratica questa teoria la cosa mi aveva abbastanza spaventato.
Ma torniamo a Berlino. Ovviamente quando devo organizzare qualcosa sono piena di incertezze e di casini anche se poi alla fine so che partire e viaggiare ed esplorare mondi nuovi è la cosa che mi piace di più in assoluto. Per cui ho prenotato il weekend sfalsato rispetto a quello di Daniela per i miei soliti pasticci organizzativi e lavorativi. Ho trovato un volo della Ryan Air, compagnia che personalmente non amo molto come tutte le low cost, anche perché parte da Bergamo e a me non piace molto andare in quel aeroporto. Lo trovo scomodo.
Poi per me le low cost non sono tengono mai fede al loro nome perché prenoto sempre all’ultimo momento e quindi pago high cost.
Oramai è la quinta volta che vado a Berlino : l’ho vista col muro (1986), senza muro (1992 qualche anno dopo la caduta) per una riunione di studenti della mia ex università americana (2001)e un anno e mezzo fa quando appunto ero andata da sola a trovare Riccardo. Ogni volta mi sembra una città diversa ma di fatto lo è …. Soprattutto rispetto alla prima volta quando c’era la frontiera all’interno della città e i soldati guardavano con lo specchio sotto le macchine degli stranieri. Dall'altro canto era un trattamento di favore, perché ai tedeschi dell’est ricordo che facevano quasi smontare l’interno della macchina. Ricordo la faccia sorridente del soldato che volle frugare nella mia borsetta piena di trucchi Debby (chi è stata adolescente negli anni 80 sa di cosa parlo) e gli mostravo con grande orgoglio il mio lucidalabbra rosa metallizzato sorridendo a mia volta . Al tempo viaggiavamo con la mia famiglia in un furgoncino Ducato Fiat azzurrino a nove posti e con quello abbiamo fatto dei viaggi colossali attraverso l’Europa . Ricordo la sensazione di euforia quando salivo e mi accomodavo sul mio sedile al finestrino pregustando tutti i paesaggi e i volti che avrei visto con la mia musica preferita di sottofondo nel mio vecchio walkman .
I miei sono sempre stati ganzi diciamoci la verità …
Quando oltrepassammo la frontiera a Berlino ovest per entrare nell’est ricordo il passaggio da una miriade di strane luci e suoni di questa parte della città che mi pareva strana, quasi brutta, ad un silenzio quasi spettrale interrotto solo dal suono scoppiettante di qualche Skoda o Trabant che percorreva piano le strade della parte Est. Alla frontiera c’era un vetro smerigliato ad altezza d’uomo (più specificamente di un cestista dei Los Angeles Lakers) che partiva da una ventina di centimetri dal suolo e quindi si vedevano passare scarpe e piedi in continuazione ma non si poteva vedere oltre.
In quella occasione avevamo passato nella parte est un ‘intera giornata di cui però non ricordo moltissimo: ricordo più che altro il silenzio, le strade rotte e piene di buchi, le vetrine squallide e poverissime, ma soprattutto la gente: triste , malinconica ma soprattutto rassegnata ad un destino che allora sembrava ineluttabile. Una cosa la ricordo benissimo: le famiglie uscivano di casa al tramonto insieme ai soldati che andavano con signorine che sembravano uscite da quadri espressionisti, nelle balere di quartiere, e si piazzavano davanti al muro da cui in lontananza si scorgeva la Porta di Brandeburgo e guardavano oltre cercando di immaginare la vita dall’altra parte piena di luci e di colori. Era un’immagine struggente che al tempo mi riempì di tristezza e mi fece versare lacrime di commozione. Subito dopo nei miei frequenti voli pindarici di fantasia di sedicenne immaginavo di essere l’eroina di un film di spionaggio americano che faceva fuggire persone dall’est all’ovest nascondendole in un pulmino o nel bagagliaio di una macchina.
E’ incredibile pensare al radicale cambiamento allora inimmaginabile della storia e della situazione in quei luoghi. Ma tutto il crollo dell’Unione Sovietica e del comunismo e la perestroika e tutto il resto era qualcosa che da adolescente non potevo neanche pensare.
La seconda volta che c’ero stata, avevo vissuto nella casa molto bohemienne del mio amico fotografo che ho perso di vista. Con il bagno sul pianerottolo in comune appunto. Mi ricordo il fascino di quella zona vicino Rosa Luxembourg Platz dove lui abitava: un po’ decadente, crepuscolare ma meraviglioso…
Quando poi ci ero tornata la terza volta, la mia visita non era stata particolarmente degna di nota anche se la mia andata lì era stata motivata dalla riunione degli ex alunni Europei della Tulane Law School dove avevo studiato un anno nel 1997. Ero in albergo tanto caro quanto squallido per quello che era sulla Unter der Linden, che è una bella strada di per sè e mi ero divertita molto con gli ex alunni di cui ne conoscevo cinque o sei anche se avevo preso uno scivolone con un autoctono con il quale è finita a parolacce (mie). In effetti con i tedeschi non ho mai avuto troppo successo (né loro con me) .
Non una ma dieci mila volte ho provato e tra le mie storielle ho frequentato diversi uomini tedeschi con scarso anzi scarsissimo successo senza contare le varie amiche / compagni di scuola / colleghi. inutile ci pigliamo pochissimo non so perché. Uno scivolone non così disastroso ma comunque sempre un po’ sul disastro andante l’avevo preso anche l’ultima volta che ero andata a trovare Riccardo appunto.
Ma torniamo ai giorni nostri. Il giorno della partenza ero di una stanchezza indicibile e con grande anticipo mi sono diretta all’aeroporto di Orio al serio, che devo dire nonostante non abbia cambiato totalmente idea ,dall’ultima volta è cambiato molto in meglio. Avevo preso il volo delle otto di sera con il priority seating ovvero la possibilità di salire a bordo tra i primi per scegliere il posto. Non so quanto sia utile perché comunque ti fanno stare sempre in piedi in fila, solo prima degli altri, ma può essere un buon metodo per evitare la ressa. Ero corsa alle uscite di emergenza per poi scoprire che in fondo nessuno le voleva, infatti, i due giovani fidanzati che sono capitati accanto a me protestavano per non aver trovato altri posti. In più il ragazzo (l'ho scoperto dopo) aveva paura di volare e la cosa generalmente mi causa molto nervosismo perché malgrado io abbia superato le mie ansie che mi vennero una decina di anni fa grazie all’equipaggio dell’Alitalia che per una turbolenza molto forte si fecero prendere letteralmente dal panico, avere qualcuno accanto che ad ogni minimo movimento sobbalza e strabuzza gli occhi non mi fa di certo rilassare. Mi era capitato anche in Sudafrica dove in un volo interno il tizio accanto a me nel decollo mentre l’aereo traballava, si era prima attaccato al mio braccio pensando che fosse il bracciolo e poi alla poltrona di fronte impallidendo e affannando.. Gli avevo chiesto se era tutto a posto e lui mi aveva detto che aveva paura perché non era lui a pilotare l’aereo.. A giudicare dalla reazione era meglio così, ma avevo capito che intendeva che non potendo controllare l’aereo e dovendosi affidare ad altri, la cosa lo metteva in agitazione.
A parte questo viaggiare su un aereo della Ryan air è sempre un’esperienza singolare: questa volta non so perché su questo mio volo era salita una mandria di uomini soli della mia età credo siciliani che erano talmente eccitati del viaggio da non volersi sedere perché dovevano continuare a parlare in piedi (o meglio urlare). Le hostess hanno dovuto fare due volte un annuncio per chiedergli di sedersi perché altrimenti non potevamo partire ma siccome non volevano in alcun modo obbedire sono poi dovute andare a dirglielo di persona. Dopo il decollo i componenti della mandria imitati da altri passeggeri schiamazzavano, ridevano a crepapelle ecc. per cui ho messo mano ai miei tappi di cera per un po’ di tranquillità solo che purtroppo l’equipaggio ha fatto circa 7 annunci di seguito con l’altoparlante nell’ordine : sulle sigarette senza fumo, sul duty free, sulla lotteria Ryan Air, sul menu a pagamento, sul nuovo volo per una destinazione che ora mi sfugge oltre ai consueti annunci di decollo e atterraggio e sulla rotta. La mia stanchezza mi impediva di innervosirmi e intanto sfogliavo la rivista della Ryan air in cui veniva pubblicizzato con orgoglio il fatto che questa linea aerea veniva scelta per i viaggi di addio al celibato e perciò imbarcava all’andata vichinghi eccitati di arrivare in una località spagnola balneare ,o hooligans che pregustavano festini stile Roma imperiale, e i medesimi reduci da sbronze colossali al ritorno, come illustrato figurativamente sulla rivista.
Nel mio intontimento colossale in cui tentavo inutilmente di far tacere la mandria incurante delle mie e per fortuna anche delle proteste degli altri passeggeri, quasi non mi accorgevo che stavamo atterrando poiché oltretutto pensavo che la rivista sicuramente esagerava .
Di fatto sono stata smentita all’arrivo quando dalla mandria si è levato un urlo nel quale GIURO ho sentito le seguenti parole “ ma figurati: la metto a pecora e se parla le do pure una botta …”
Ero indecisa se iniziare un pippone pseudo femminista o adottare l’atteggiamento “non ti curare di lor ma guarda e passa” e ho optato per la seconda ipotesi .
Problema di low cost?
Mah non credo... problema di inciviltà generale molto diffusa purtroppo e comunque non gli ho dato troppo peso perché volevo arrivare in città.
Come per tutti gli aeroporti che si rispettino quello di Schonefeld è collegato benissimo: un autobus che parte ogni 5 minuti ti porta alla metropolitana che ti collega con tutta la città. Per fortuna la mia fermata era anche sulla stessa linea e dopo una mezz’ora ero in Karl Marx Strasse vicino casa di Riccardo. A me piace molto quella zona _ è la zona prevalentemente turca ma ha un fascino discreto e la strada dove abita lui è molto carina. Ricordo che il mio secondo scivolone aveva storto il naso poiché a suo dire non conosceva affatto questa zona .. peggio per te gli avevo detto .Infatti mi aveva portato a Charlottensburg che è veramente tanto bella quanto, secondo la mia modesta opinione, priva di gran carattere. Eravamo andati in un ristorante orientale dove mi aveva fatto trovare una coppia di amici ai quali nonostante la mia buona volontà, le battute e le domande su di loro non ero riuscita a strappare neanche un mezzo sorriso. Figurarsi quando sportivamente mi ero sottoposta al trattamento di alcuni ragazzi del “Massage Squad” che giravano nel ristorante che offrivano un bel massaggio alle spalle.. In quel momento mi avevano guardata come se nel frattempo mi fossero spuntate delle antennine verdi e avessi cominciato a parlare come i mostri di Mars Attacks. Avevo poi paragonato quella serata, che anche per altri versi si era rivelata un flop colossale e che mi aveva dato la stessa sensazione di aver mangiato una torta al cemento, con quella che invece avevo passato con Riccardo ed il suo compagno Gil il giorno dopo tra risate spensierate, (quelle di Gil poi sono contagiose) battute alternate a piacevoli discussioni su vari temi, finita in bellezza a ballare come i matti al Roses locale le cui pareti sono coperte da pellicciotto sintetico rosa e la musica spaziava tra europop trash anni 80 a successi dance anni 70 e c'erano persino i successi dei Matia bazar e Raffaella Carrà !! I personaggi che lo frequentavano poi erano i più disparati e tra questi ricordo il sosia di Bodo ( anche questo riferimento è solo per quelli della mia generazione) con i capelli turchesi e mi ero detta ma sarai stupida a uscire con quelle palle di piombo di ieri quando invece puoi fare delle serate così ?
Ed eccomi di nuovo qui nella bella casa di Riccardo (a me piace un sacco) dove lui e Daniela mi aspettavano per uscire ed andare al megaraduno di tango o qualcosa del genere che Daniela conosce mentre io non me ne intendo, che si svolgeva in un posto in centro. Infatti eravamo subito usciti per dirigerci lì e per scoprire che il “posto” era una sala del palazzo del Comune allestita per questa occasione. Osservavo con grande curiosità il popolo del tango locale e notavo gli abiti e le mise più disparate che comunque per le donne sono sempre molto femminili e sensuali. Ho accompagnato Daniela qualche volta nelle milonghe a Milano ed è sempre stata un ‘esperienza interessante anche se dopo un’ora visto che non ballo comincio a scalpitare sulla sedia . Comunque in quelle che ho visto da profana posso dire che è un mondo a parte , dove uomini e donne si riuniscono per ballare insieme tutta la sera e condividere una passione che fra le altre è senz’altro originale anche perché consiste in un ballo a stretto contatto molto appassionato ma mai volgare dove i ballerini sentono le reciproche sensazioni oltre ai movimenti ed al respiro.
Io non ho mai avuto la pazienza di imparare anche perché come danzatrice sono sempre stata un’individualista In realtà anche le coreografie di gruppo non mi creavano troppi problemi mentre nei duetti ho sempre avuto qualche ansia in più.
Tornando a Berlino, nel casino generale della serata tanguera io, improvvisamente colpita dalla mia solita contrattura alla schiena (maledetta), e Riccardo entrambi profani del tango avevamo pensato che forse era meglio lasciare Daniela con il suo amico e dirigerci verso un locale a bere una birra e chiacchierare.
Eravamo quindi andati a Mitte che anche mi piace molto, e dopo alcuni tentativi di trovare un posto ne avevamo trovato uno su quella che credo sia la strada principale. Avevamo chiacchierato della situazione italiana comparandola a quella tedesca e per fortuna ero troppo stanca per cadere in depressione nonostante lo scoramento interno che mi è venuto a pensare com’è conciato il nostro paese in questo momento.
Alla fine siamo tornati a casa dove poco dopo ci ha raggiunto anche Daniela e io
sono crollata come una pera.
L’indomani dopo un sonno profondo senza particolari sogni se non quelli miei ricorrenti che però non svelerò così in pubblico, convinta che fossero le 10 mi alzavo pigramente per scoprire che era l’una e mezza del pomeriggio!! Avevo preso appuntamento con i due amici al festival delle culture di tutto il mondo che si svolgeva lì in quei giorni. Hai capito che roba ? Accidenti. Con la metro ho raggiunto la fermata di Hallesches Tor per trovarmi in un turbinio di persone, bancarelle, palchi per i concerti di musica varia e colori, odori e suoni più disparati. Invece i miei amici non li trovavo o meglio loro non trovavano me e alla fine dopo vari tentativi ci siamo riuniti e abbiamo camminato tra le varie bancarelle ( erano 200 più o meno ma sembravano 2 milioni ) di tutti i paesi del mondo. Ma che bella iniziativa . Davvero bella.
Ad ogni modo con una fame atavica (perlomeno io) abbiamo scelto tra le 1500 bancarelle dove si vendeva cibo anche perché c’era l’imbarazzo della scelta ed alla fine Daniela ci ha convinto a mangiare cucina etiope che comunque è buonissima, per cui ci siamo seduti su tavolini allestiti apposta e abbiamo consumato il nostro pranzo ad una temperatura che da 25 gradi era arrivata improvvisamente a 32. Dopo aver girato la fiera in lungo ed in largo tra le varie bancarelle (dove abbiamo visto le campane tibetane che Daniela a quanto pare desidera più di ogni altra cosa al mondo e che sono carissime, mentre lasciano molto perplesso Riccardo, vestiti dalle forme improbabili che a Daniela stanno bene mentre a me fanno sembrare un sacco di zucchero andato a male come ho fatto notare a Riccardo, tutta la frutta secca del mondo che loro hanno comprato ma dalla quale devo stare alla larga) abbiamo preso un autobus per tornare a casa. Al bar che c’era alla fermata ho appreso che in Germania quando si consuma una bevanda in bottiglia poi il vuoto si può riportare sempre al bar dove in cambio della tua cortesia ti pagano anche.
Loro a te ! Ma vi rendete conto? Ma perché queste cose così semplici sono così difficili da applicare altrove? Eppure sono davvero semplici e soprattutto utili, . E’ come la regola che vige in Inghilterra secondo la quale se c’è una persona in prossimità delle strisce pedonali (neanche che già sta attraversando ) le macchine devono assolutamente fermarsi altrimenti prendono una multa salatissima .
Ricordo quante volte a Londra quando mi ero appena trasferita gli automobilisti mi strombazzavano dietro per la mia indecisione nell'attraversare poiché temevo di essere investita .
Ogni giorno per me invece è una lotta per la sopravvivenza qui quando devo attraversare le strisce pedonali situate non in prossimità di un semaforo.
Io poi non mi freno e mando alla malora tutti quelli che non mi fanno attraversare. Una volta ho dato ad uno del cornuto però mi ha chiesto scusa mentre un altro a cui ho dato una manata nel finestrino (forse ho esagerato) mi voleva menare.
Non parliamo poi della mia città natale dove vige la completa anarchia che normalmente è un concetto con il quale simpatizzo, anche perché lì sembra misteriosamente funzionare . D’altronde siamo famosi proprio per quello : per saperci arrangiare.
In realtà chi mi conosce lo sa . io mi sono disabituata a questa anarchia e quindi quando torno alle origini nelle strade dove sono stata bambina e adolescente e in alcuni periodi anche adulta le cose che succedono lì mi fanno imbufalire.
Credetemi per chi si è disabituato è abbastanza dura …
L’esperimento peggiore è stato però quando ci ho portato il mio compagno americano il quale oltre a non essere assolutamente abituato all’anarchia napoletana non la accetta (anche perché diciamoci la verità l’elasticità non è neanche una caratteristica statunitense per quello che ho potuto vedere) e quindi siccome non brillo per capacità di mediare ho passato dei momenti in cui pur non essendo completamente credente ho chiesto aiuto a San Gennaro anche se con dei modi e degli epiteti poco ortodossi appunto .
Comunque volo pindarico a parte torniamo sempre a Berlino dove ci preparavamo ad una serata a teatro a vedere uno spettacolo di teatro danza e poi al ristorante vietnamita. Per arrivare al teatro abbiamo dovuto fare diversi cambi di metropolitana e ci abbiamo messo quasi un’ora. Siccome ci abbiamo messo quasi un’ora (anche alle città grandi mi sono un po’ disabituata devo dire ) nel frattempo mi sono truccata in treno e ho prestato a Daniela il mio copriocchiaie miracoloso che a me fa sparire tutto perché ho un colorito bianco diafano ma a lei che ha la pelle olivastra le aveva fatto dei cerchi un po’ più chiari sotto gli occhi per cui si sentiva un panda e invece Riccardo trovava che assomigliava al lato destro del vulcano Eyjafjallajkull.
Comunque a parte le mie digressioni che non interessano a nessuno, siamo giunti in una zona che a quanto pare come ci ha detto Riccardo era un ex zona industriale fuori dalla città e non particolarmente raffinata . A me sembrava molto bella e affascinante . Soprattutto il teatro: che meraviglia . Si chiama Radialsystem ed è una vecchia fabbrica di mattoni rossi in cui è stato ricavato un teatro meraviglioso e modernissimo con un bar all’aperto che si affaccia sul fiume. Si trova nella zona di Ostbanhof in Holzmarktstr ed è una vecchia fabbrica di mattoni rossi in cui hanno costruito il teatro super moderno e concettuale con un bar all’aperto che si affaccia sul fiume. Ci sarei rimasta tutta la sera ma sono entrata a vedere lo spettacolo di Sacha Waltz. Una composizione con ballerini di varia provenienza (anche un italiano) che alternava momenti di vera comicità , di commozione , di passione sfrenata e di pura energia. Sono uscita estasiata come anche gli altri due.
Ci siamo poi diretti verso Mitte con la metro per andare a cena al ristorante vietnamita che si chiama Good morning Vietnam . La metropolitana di Berlino è interessante anche per la fauna che si incontra sulle piattaforme e nei treni . Già la sera prima avevamo visto un gruppo di ragazzi dal tasso alcolico già altamente compromesso che trascinavano una cassetta di birra a calci per tutta la stazione e per soprattutto per tutti gli scalini per la nostra delizia . Quella sera invece c’era un biondino dall’apparenza normale che aveva nello zaino tutti gli strumenti più strambi. Aveva cominciato suonare un didgeridoo ma il suono normalmente molto intrigante di quello strumento non era venuto fuori .Piuttosto sembrava più in canguro in agonia per cui era passato alla zampogna andina quella fatta di tanti tubicini di legno di varia lunghezza legati tra di loro che normalmente sentiamo suonare nelle piazze delle nostre città dai musicisti peruviani o boliviani di passaggio . Anche in questo caso il suono normalmente molto soave sembrava quello di un lama con la pertosse.
Non avevo fatto in tempo a veder lo strumento successivo (ma la mia curiosità si era nel frattempo esaurita comunque perchè eravamo andati a comprare l'acqua gassata in un baracchino e chissà Riccardo che mi ha fatto dire in tedesco perché il turco che la vendeva si è messo a ridere come un pazzo) per prendere il treno che ci portava a Mitte dove siamo andati affamatissimi da Good Morning Vietnam . –qui ci hanno comunicato che i cocktails non si potevano avere perché erano le dieci e il barista era andato via, e che volevano portarci tutto insieme perché la cucina chiudeva alle undici e quindi poteva essere ok?
Ho dato un rapido sguardo a Riccardo che è l'unico di noi tre che parla tedesco (impeccabile peraltro) e ho visto un’immediata trasformazione in Grisù il drago che voleva fare il pompiere (ripeto: sempre diretto alla mia generazione )ed infatti dalla sua bocca sono uscite parole che non capivo ma che dal suono sembravano fuoco e fiamme (poi ho scoperto che volevano dire che non era affatto ok visto che avevamo prenotato per quell’ora quindi avrebbero dovuto dircelo prima se c’era qualche problema). Infatti pare, e la cosa mi stupisce, che dopo le undici a Berlino è difficilissimo trovare un locale dove poter mangiare. Questo appunto non lo sapevo ed inoltre non me l’aspettavo perché pensavo che come in tutte le città internazionali vi fosse possibilità di mangiare anche di notte. Di certo ci saranno posti dove si può mangiare fuori orario.
Il cameriere vietnamita ha incassato e alla fine ci ha portato i piatti come volevamo noi. Nel frattempo io e Daniela abbiamo fatto le nostre chiacchierate sui viaggi e ci siamo scontrate sulle reciproche scelte di dove dormire quando viaggiamo (lei ha la fissa che il bagno deve essere fuori dalla camera perchè sennò ci entrano gli scarafaggi. Le ho detto che questa è solo una sua fissazione perchè io ho sempre avuto il bagno in camera e non ho mai avuto scarafaggi tranne in Thailandia a Koh pa nghan dove avevo una baracchetta di legno sugli scogli e in Malesia a Pulau Perenthian dove ne avevo un'altra su un albero quindi sono stata fortunata ad avere solo gli scarafaggi.)
Calmatisi gli animi di tutti abbiamo cenato discretamente direi per poi dirigerci verso un locale in (secondo me) stile berlinese per prendere il bicchiere della staffa. Mi ricordava quei locali dove andavo con il mio amico fotografo Nico nel 1991 due anni dopo la caduta del muro anche se quelli erano molto più decadenti e anche un po’ fetidi. Ricordo anche che quel tipo di bar lo ricollego solo a Berlino e a nessun’altra città,
Il giorno dopo Daniela partiva all’alba e io come al solito mi ero svegliata ad un orario più decente di quello del giorno di prime ma sempre abbastanza indecente . Io e Riccardo ci eravamo quindi diretti a Postdammer Platz dove l'ultima volta non ero stata . Se penso a quando l’ho vista la prima volta sembra quasi incredibile quello che è stato costruito qui. Devo ammettere che è spettacolare e con un ‘architettura senz'altro mirabile dal momento che la ristrutturazione ed una parte della progettazione dell' area è stata affidata a Renzo Piano un'altra (quella che è andata alla Sony ) a Helmut Jahn e comunque le altre costruzioni poi sono state realizzate da altri illustri nomi dell'architettura,. Quello che mi ha lasciato un po’ perplessa è la parte Sony all’interno della piazza con l’IMAX e i ristoranti un po’ impersonali. In realtà anche la piazza è spettacolare però è una di quelle cose che potrebbe essere a Sidney o a Delhi o a Helsinki e la cosa che ci ricorda che siamo a Berlino è la metà di un palazzo perfettamente conservata di cui adesso mi sfugge il nome. Al centro c’è una grande vasca/scultura dal design raffinato in cui invece dell’acqua c’è una specie di resina e la cosa strabiliante è che ce ne si accorge solo quando si tocca ovvero quando si cerca di mettere la mano nell’acqua ed invece si scopre che è solida .
Riccardo mi ha mostrato la linea di demarcazione tra la parte est e ovest che passa un po’ più a est della piazza ricostruita e mi sono ricordata della piazza com’era nel 1986. Riccardo mi ha raccontato di quando è caduto il muro e del concerto di Roger Waters dei Pink Floyd (grandi!!) e del post muro visto che lui c’era. Me lo ricordo: l’avevo visto in televisione e mi ricordo anche dov’ero. In vacanza con i miei e mia sorella in Camargue . Ricordo anche che al tempo non gli avevo dato molto peso , o comunque non quello che avrebbe dovuto avere. Devo confessarlo Riccardo ho provato invidia, che è un sentimento che non amo, ma essere stato parte di un cambiamento epocale come quello , di un fatto storico che ha cambiato la storia non ha prezzo e per tutto il resto non c’è purtroppo neanche Mastercard.
In quel momento ho pensato che anche io nel mio piccolo ho vissuto una cosa importante solo per essere stata testimone di quella divisione all’interno della stessa città che alle generazioni più recenti forse non dice nulla, davvero , ma ad averla vista a sedici anni , non aveva una portata così grande come ce l’ha adesso per me .
Con queste riflessioni ci siamo diretti affamati, verso l’ottima brasserie russa Pasternak sempre nella zona di Mitte dove si faceva il brunch all’aperto sotto il sole bellissimo di quella domenica. Ho mangiato i blinis che non mangiavo da anni e il bortsch che invece ho mangiato più di recente visto che Daniela lo fa benissimo.
Il pomeriggio l’abbiamo passato al mercatino delle pulci (uno dei tanti) che mi ricordava quello dove mi aveva portato il mio amico Nico l fotografo, dove c’erano le bancarelle dei polacchi e lui non voleva che io dicessi questa parola ad alta voce perché a quanto pare c’è un equivalente tedesco dal senso dispregiativo. Lì vendevano medaglie di guerra , colbacchi, antiquariato e vecchi cappotti militari russi invece in quello dove eravamo andati con Riccardo c’era di tutto. Abbiamo proseguito a passeggio per le strade piene di gente nonostante fosse domenica, dove c’erano caffè e gallerie aperte e dove c’era una vita che ho purtroppo dimenticato recentemente. Quando mi trovavo all’estero di domenica facevo sempre tante cose . A New York facevo tutto quello che non avevo fatto tutta la settimana visto che lì niente chiude MAI. Ma New York è New York comunque la domenica anche in altre città c’erano molte cose da fare .
Sono io forse ma qui la domenica a me sembra un mortorio , non so proprio dove andare, qualche volta ero andata a veder rassegne al cinema o a teatro ma durante il giorno non so dove poter trovare un caffè tranquillo e grazioso dove poter leggere un libro in tranquillità ma in compagnia anche di altri avventori. Sono sicura che comunque dipende da me , se lo cercassi lo troverei. A Berlino come in altre città mi viene fuori un’energia speciale. Non so è come se nell’aria ci fosse una molecola capace di instillare in me la voglia di fare tremila cose diverse e di non sentire la stanchezza
In questo turbinio di energia , dall’ l’effetto rigenerante di una ventata di aria fresca ci siamo seduti in un bar a bere una bevanda il cui nome mi sfugge ma è composta da metà succo di frutta puro metà da acqua minerale ed in quel mentre abbiamo deciso di andare a veder un film in inglese che quindi potessi capire anche io. Ho scoperto che a Berlino come anche a Roma ci sono diversi cinema che proiettano film in lingua originale. A Milano invece l’esperimento non funziona perché i film in lingua originale vengono proiettati una volta alla settimana per tre giorni in tre sale diverse. Si vede che non c’è tanta richiesta, Abbiamo visto Precious che in Italia non è ancora uscito: crudissimo di una crudeltà straziante ma con un segnale di speranza alla fine.
Abbiamo poi concluso la serata in bellezza in un ristorante vegetariano Caffè V a Kreuzberg dove ci siamo seduti all’aperto nella brezza serale primaverile e dove ho stordito Riccardo con tutti i miei racconti di dieci anni fa che mi sono venuti in mente proprio perché l’energia che ho sentito qui è la stessa che sentivo nei posti dove ho vissuto. Lui è troppo educato per farmi notare che parlo come una trociola diciamo noi dalle mie parti e che certe volte ci vorrebbe una bastonata anche con un fuscello come quella che dava Alberto Sordi con la bacchetta da direttore d’orchestra alla vecchia del coro che lui dirigeva in Piccola Posta. Nelle strade c’era un ‘atmosfera piacevolmente vivace e abbiamo preso la birra della staffa in un altro locale dall’atmosfera berlinese(sempre secondo me) . Alla fine siamo tornati a casa discutendo della giornata e delle cose che avevamo fatto.
Purtroppo dovevo fare una levataccia per partire e di colpo dalla giornata piena di cose e di passeggiate e cinema e discussioni piacevoli mi sono ritrovata a camminare per le strade deserte di un lunedì di festa a Nuekolln alle sei di mattina diretta all’aeroporto pensando che ancora una volta ho preso una bella boccata di aria fresca da queste parti grazie anche all’ospitalità squisita di Riccardo e della compagnia allegra e stimolante sua e di Daniela e con la convinzione che a Berlino ci tornerò anche la sesta volta .. Riccardo mi dispiace per te ma d’altronde essere fighi ha il suo prezzo. Ciao Berlino.